sabato 18 maggio 2024

Sognare non è ancora reato

 







Stanotte ho sognato.
Ho sognato di non essere più quello che dal punto di vista economico si barcamena alla meno peggio, ma di essere ricchissimo!
E come tutti i ricchissimi anche io mi sono circondato di robe che di essenziali o vitali non hanno nulla.
Ho sognato di possedere un'auto che nella mia immaginazione era la sintesi di quello che pensavo su un mezzo di locomozione, la mitica e datata 600 multipla.
Ma il mio garage ospitava anche la Abarth 124 spider, e uno scooterone per le incombenze a raggio ridotto.
In casa avevo varie collezioni di oggetti che mi hanno sempre interessato, arresojas e coltelli di vario genere e località, innumerevoli scacchiere e serie di pezzi scacchistici, la casa tempestata letteralmente di opere d'arte, la macchina del caffè più esclusiva che esiste, una biblioteca molto ben fornita e una postazione internet da far invidia a chiunque.
Tutto questo lusso strideva però con la mia "modesta casa" di campagna, circondata da "soli" cinque ettari di prati ed alberi da frutto.
In compenso la casa era dotata di una grande dispensa piena zeppa di alimenti di chiara provenienza sarda.
In realtà era una doppia casa, una estiva completamente interrata alla ricerca di un fresco naturale, e una invernale tempestata di finestroni abbinati allo spaziosissimo solarium.

Mi sono svegliato di ottimo umore, mi sono fatto il caffè con la mia modestissima macchinetta, poi sono uscito per vedere se c'era "posta per me", si c'era, era una ingiunzione di pagamento da parte della agenzia delle entrate che sarebbe restata impagata per ancora molto tempo.


Immagine estrapolata da internet


Immagine estrapolata da internet


Immagine estrapolata da internet


Immagine estrapolata da internet


Immagine estrapolata da internet


Immagine estrapolata da internet



Immagine estrapolata da internet




martedì 7 maggio 2024

La differenza tra un uomo libero e un votante


 





Tantissimi lustri fa mi recai di buon grado al seggio elettorale per esprimere il mio voto al furbo di turno.

Votai il meno peggio, e quando il presidente di seggio dichiarò che il signor Mariano Abis aveva votato, mi sentii preso per i fondelli, da allora capii di non essere italiano, che la costituzione dello stato al quale ancora credevo di appartenere era la più brutta del mondo, capii che lo stato che mi aveva convinto a votare occupava abusivamente la mia terra, che le deleghe non sono affatto sovranità, e che mai e poi mai avrei partecipato nessuna delle elezioni di uno stato straniero e privato.

Da allora non voto, non partecipo a petizioni, centellino le mie presenze alle varie manifestazioni e suppliche alle quale sono invitato, e cerco in tutti i modi di comunicare alla gente la truffa nascosta della democrazia delegativa.