Sappiamo tutti ormai le svariate ragioni per le quali sono stati ideati i social.
Una delle ragioni e nemmeno la più importante è mettere "la gente contro" .
I fetenti, cioè i proprietari dei social, nonché di tutte le espressioni che abbiano anche una piccola rilevanza sia commerciale che culturale (a questo proposito si studi il loro famigerato e vincente piano Dulles https://jolao77.blogspot.com/search/label/Piano%20Allen%20Dulles) hanno inizialmente distrutto la civiltà planetaria che definiamo come la splendida civiltà contadina.
Hanno instillato tra l'altro nella gente la necessità dell'urgenza, della fretta, dell'immediatezza.
Mai e poi mai i nostri "vecchi" "contadini" avrebbero dato giudizi affrettati riguardo a qualunque manifestazione del pensiero e delle scelte altrui.
Ma oggi, sui social e sulla vita reale, sull'onda di una emozione incontrollata che suscita una immagine, un comportamento, una opinione, un avvenimento, la gente ha disimparato a farla sedimentare e si sente invogliata, quasi costretta a intervenire d'istinto con giudizi a volte sproporzionati e contorti.
Fa certamente onore a chi si informa su internet il fatto di non seguire in maniera esclusiva televisore e giornali.
Ma a quanto vedo internet, i social, l'inquinamento elettromagnetico e ingabbiamenti vari e virtuali hanno ingenerato nella gente nuove fobie, nuove aggressività e nuovi comportamenti discutibili.
Pubblicai ben oltre due lustri fa, per la casa editrice Booksprint un romanzo breve:
https://www.booksprintedizioni.it/libro/Racconto/sfumature-di-giallo-speranza .
Qualche giorno fa pubblicai su FB e sul mio diario a distanza di pochi minuti questi due post;
L'immagine che ho usato è la foto reale di un cardellino che a prima vista semberebbe in gabbia.
Un tizio, che evidentemente restò colpito da quella immagine si affrettò a spalare fango sulla mia persona senza lasciar sedimentare l'emozione e cercare approfondimenti facilissimi da trovare.
Non mi diede nemmeno modo di controbattere e bloccò i miei profili.
Ero fuori casa senza computer e senza smartphone, qualcuno mi informò dell'attacco alla mia persona, e senza pensarci su (errore) chiesi ad un amico che era con me di postare per conto mio questo commento al quale è seguita la risposta stizzita e sconclusionata del tizio giudicante:
Sono seguite, una volta rientrato a casa, le mie risposte che in una maniera o nell'altra alla fine il bannatore sarà costretto a leggere e meditare:
Nella seguente anteprima dell'opera si spiega che il cardellino non era affatto prigioniero, ma libero.
https://www.booksprintedizioni.it/public/libri/anteprima_sfumature_di_giallo_speranza.pdf
Questo articolo non è stato scritto per spirito di rivalsa contro il giudice supremo che ha usato il mio diario in maniera così indegna, o per salire in cattedra, è stato fatto per dimostrare come le oligarchie hanno condizionato in maniera pesante e maligna la gente, e che questo schifo di società-sistema è da contrastare con ogni mezzo prima che diventi la norma.
Se si destassero i nostri avi e vedessero come i fetenti hanno plagiato le menti della gente, anche la gente che crede di essere informata per motivi internettiani, penso che rabbrividerebbero alla vista di tanta umanità zombizzata nel fisico e nella mente.
Loro per lo più comunicavano in maniera assolutamente chiara e assertiva, secondo i loro codici d'onore, avevano i loro personali archetipi, quando parlavano guardavano in faccia l'interlocutore, e davano sempre l'opportunità di controbattere.
La vera evoluzione è il confronto, devo ammettere che sono un bannatore seriale, ma lo faccio sempre e solo dopo un confronto che abbia esaurito margini di comunicazione, bannare senza contradditorio è prassi recente altrui, roba disonorevole e vigliacca.
Se poi penso al fatto che ho subito un attacco da parte di un individuo che dimostra una certa cultura e col quale ho scambiato chilometri di chat, e che quindi mi dovrebbe conoscere non in maniera superficiale, allora penso che non abbiamo scampo, i fetenti stanno vincendo tutte le battaglie e vinceranno la guerra, a meno che ...
:Mariano-Abis:
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