sabato 25 gennaio 2025

Il mio personale codice etico

 



E' dai tempi delle elementari (la scuola, magnifico e perverso strumento di crescita e alienazione) che è entrato in me, inconsciamente, il germe della simbiosi assertiva, per opera di una splendida maestra, della quale non ricordo il nome, graziosissima e paffutella, dai modo simpatici e aggraziati, una delle persone, dopo i miei genitori, che scelsi di prendere ad esempio di vita.
Ha insinuato in me la malattia delle condivisioni, delle collaborazioni, dell'imparare senza soffrire, senza sforzarsi troppo, sempre con la sua aria rassicurante, che trasmetteva calma e serenità.
Ah, la scuola del passato, del passato remoto, la ricordo con piacere, quando lo stato era meno invadente, nel voler a tutti i costi imporre le sue vedute derivate da concezioni che non appartengono al dna della gente.
Allora regnava la naturalità dell'agire, ci piaceva quando, durante una splendida giornata primaverile, lei ci portava per le strade polverose di campagna, a sentire i profumi di infiorescenze delicate e gradevoli anche alla vista.
E mi piacevano, ancora, un po' più grandicello, le collaborazioni con mio cugino, che non c'è più, ma che esiste ancora da qualche parte, forse in un'altra dimensione, immersi in una natura che desiderava il nostro intervento, impegnati in lavori leggeri, consoni alla nostra giovane età.
E ricordo la preparazione agli esami di maturità, in sinergia con il mio grande amico e "goppai" Raffaele, immersi anche quelle volte nella naturale ruvidezza di una natura ostile sotto certi versi, ma incontaminata, che dava un senso di pace, che ci faceva capire che non esistono solo i fumi della saras, immersi nella penombra delle piante secolari di punta maxia.
E ricordo le collaborazioni artistiche con Giampietro e Checco, impegnati nella realizzazione di enormi pannelli e murales, concatenati con la nostra appartenenza ai gruppi teatrali di teatro documento e fueddu e gestu.
Un collaborare e sinergizzarci anche in quel difficile campo che allora ci sembrava più grande di noi, e dal quale ne siamo usciti egregiamente, con lavori che qualcuno ricorda ancora, ricorda con piacere, che qualcuno reputa ieri come oggi dopo tanto tempo ancora originali.
Ricordo la proficua collaborazione in ambito tecnico con il grande Gianni, ineguagliabile icona dei tecnici teatrali.
E, partito dalla Sardegna, e sbarcato in Friuli, ho trovato amici e colleghi con cui condividere competenze in ambito lavorativo, colleghi friulani, veneti, calabresi, pugliesi, sloveni e croati.
Grazie bella e assertiva Daniela per avermi indirizzato verso concetti che fino ad allora non avevo mai preso in considerazione e che hanno fatto da catalizzatore favorendo gli avvenimenti di grande spessore dopo dono ricevuto il 22 Dicembre 2010.
E infine l'esplosione incontrastabile della mia grande passione, che la mia antica maestrina, ma soprattutto la mia carissima zia Gianna, mi hanno inoculato, come un benefico virus che (forse) mi ha salvato da un disagio lavorativo, come una valvola di sfogo a problematiche sociali, la passione per la lettura e la scrittura.
Grazie, zia Gianna, sei stata molto importante per me, anche se non lo sai.
Ho scoperto che quella passione doveva essere trasmessa, e allora mi è venuto spontaneo accettare l'offerta di collaborazione de ilsovranista, nella cui redazione ho trascorso momenti indimenticabili, le stesse sensazioni che mi trasmetteva l'appartenenza ad un prestigioso giornale come è stato, ed è, Linea QN, grazie per avermi accettato, nonostante i miei pochi meriti e le eteree capacità comunicative.
E poi, ultima, ma non ultima, la mia appartenenza al Movimento che libererà i sardi, mi ha reso la vita meno conforme, meno schematizzata; lo sapete, non rinuncio alle mie idee, le difendo con passione, a volte in maniera maldestra, le esprimo anche se possono sembrare un po' strampalate, anche in materie difficili e delicate come la formazione di giovani vite, lavoro proiettato nel futuro prossimo di una auto gestione del popolo sardo.
Grazie anche a voi, di avermi dato l'opportunità di partecipare al Governo Provvisorio dei Sardi, esprimere liberamente cosa intendo per istruzione, parola che non accetto del tutto, preferisco parlare di auto istruzione, auto educazione e auto formazione.
In preparazione di una vita futura fatta di concretezze e voli, di realizzazioni pratiche e mentali, in preparazione non certo al lavoro, ma alle produzioni siano esse indirizzate alla vita reale o alla affermazione culturale quantica del mio popolo.
So solo che il compito che mi avete affidato, lo ho indirizzato verso traguardi che dovrebbero poter esprimere la personalità di giovani vite in maniera naturale, senza alcun tipo di condizionamento esterno, un po' sulla falsariga degli insegnamenti di Silvano Agosti, o se volete su concetti steineriani, o rodariani, ma sempre e comunque miei personali.
Concetti adattati però a quel particolarissimo popolo che ha già in se stesso codici d'onore che non vorremmo mai stravolgere, convinti come siamo che la naturalità dei comportamenti universalmente riconosciuti come validi, non possono essere sostituiti o inquinati da regole artefatte, codicilli, o norme , o leggi create ad uso e consumo del potere.
Nella Sardegna destinata a liberarsi non imporremo mai una cosa del genere, non ci interessa creare soldatini ubbidienti a uso e consumo dello stato, della sua grandezza economica, utili al decollo del pil economico, preferiamo l'affermazione del pil della felicità.
Noi amiamo il nostro passato, ricordiamo di essere stati un Grande Popolo, la matrice di ogni civiltà, non dimentichiamo quello che siamo stati, perchè ne siamo orgogliosi, siamo orgogliosi della struttura sociale e meritocratica dell'antico popolo sardo, e del codice barbaricino che racchiude in se un indefinibile senso ancestrale, che solo noi sardi, e chi ama la nostra cultura ruvida e contadina, può capire ed apprezzare.
Noi amiamo quello che dopo la Antica Civiltà Sarda come un automatismo si è trasformato in sistema giudicale antesignano di corretta justizia, sistema che ha trasmesso la seconda fase della liricità della nostra lingua, accompagnando i colori e i profumi di Sardegna.
Amiamo l'orgoglio di popolo, amiamo i nostri particolarsmi, le nostre specificità che, anche se questi sono tempi cadenzati da oscurantismi globalizzanti, non si estingueranno mai, e, se ne avremo la forza di divulgarli, diventeranno un esempio da seguire, e non solo nell'isola di Sardegna.
Mariano Abis.
 

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