sabato 18 maggio 2019

La città perduta, ma non dimenticata, la magia che restituisce all'anima la pace

Uomini malvagi, diabolici, con la coscienza nera come la pece, negli anni 50 hanno distrutto ciò che la terra e il tempo ci avevano restituito, ciò che nemmeno lo tsunami di 12.000 anni fa era riuscito a distruggere: Templi, pozzi Sacri, tombe dei Giganti, Nuraghi, quasi un'intera città rasa al suolo con le ruspe, nelle sue sconfinate dimensioni. 




 

Centinaia di tombe profanate, saccheggiate; migliaia di scheletri e mummie di giganti rubati, distrutti, portati chissà dove. Una catastrofe creata dalla malvagità umana.
Ma per fortuna una parte della città perduta, la città principale di Atlantide, la città dei Giganti, giace ancora sommersa dalla terra, nelle campagne di Pauli Arbarei, in quel luogo mistico dove l'anima trova la pace, dove si respira l'aria vetusta di quel luogo, culla della civiltà umana, dove i giganti scesero sulla terra passando attraverso il portale dimensionale che c'è nel cielo di Pauli Arbarei.

Un cielo unico al mondo, che la sera, verso l'imbrunire, diventa un tappeto di stelle perennemente attraversato dalla via lattea, e dove le stelle disegnano figure geometriche che richiamano alla mente le torri circolari dei Nuraghi e le forme triangolari delle Piramidi; poi all'improvviso, in determinate ore della sera, quelle stesse stelle, iniziano a muoversi, camminare, brillare con diversi colori, dal rosso al verde, dal celeste al bianco, ecc., a volte scendendo anche fino a terra in un battito di ciglia. 

E come occhi placidi osservano estasiati la loro terra, le loro origini, in una magia che restituisce all'anima la pace perduta, alla vista un'inedita luce, allo spirito una nuova energia che vivifica, che rigenera, che ristora.
A Pauli Arbarei ciò che per gli altri è mito, leggenda o fantascienza, è invece una realtà che si può osservare e constatare da chiunque abbia occhi per vedere.

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