Vedo che i sardi sono
interessati, (oltre che a declamare luoghi comuni tipo stabilire quante
berritas esistano per ogni cranio, oppure quanto siamo locos, oppure a stabilire a chi appartiene il record di birre jchnusa bevute), ad
omaggiare il colonizzatore con un atteggiamento tipico del
dominato-sottomesso culturale, la teoria della minorità, non mi
stancherò mai di ripetere che se non siamo liberi, non è per meri motivi
economici, ma perchè non abbiamo saputo difendere nè la nostra storia,
nè la nostra cultura.
Non abbiamo saputo creare una benchè minima barriera alle invasioni culturali straniere.
La costituzione in Stato della nostra nazione è un fatto ineluttabile, vuoi per deficienze dello stato che crede di averci colonizzato del tutto, vuoi per la nostra predisposizione non del tutto assopita alla rivolta contro le injustizie, vuoi per l'azione di organismi istituzionali che puntano sul diritto internazionale e soprattutto sul Diritto Divino, lo Stato Sardo sarà a breve una realtà.
Ho letto affermazioni che non
stanno nè in cielo, nè in terra, ci si chiede, in uno stato sardo, chi
pagherebbe la cassa integrazione.
A parte il fatto che la cassa
integrazione è una istituzione di uno stato fallimentare, che non da
risalto alle produzioni, ma all'assistenzialismo fine a se stesso,
(ricordiamoci che quando qualcuno ci regala qualcosa, la merce non è il
regalo, ma la merce è chi riceve il regalo), in ogni caso il futuro
Stato di Sardegna stampando moneta propria, avrà tutte le possibilità di
soddisfare dal giorno stesso della sua costituzione in stato, qualunque esigenza.
Ma questa fruizione di moneta potrebbe (e dovrebbe) essere preceduta dalla stampa e diffusione di moneta popolare da parte di Governi Provvisori istituiti da Organismi Istituzionali Nazionali Sardi.
Riguardo al pagamento delle pensioni leggo affermazioni nelle quali si
rasenta il ridicolo >> chi paga le pensioni?
Le pensioni le paga
lo stato (in questo caso stato straniero) nel quale si è lavorato, se
un sardo ha lavorato in germania ed in italia, non vedo perchè quelle
pensioni le debba pagare lo Stato Sardo. Ma se per assurdo ciò non avvenisse, lo Stato Sardo potrà pagare senza problemi pensioni,
infrastrutture, gestione di scuole, ospedali, difesa, potrà supportare
produzioni, aziende, idee, potrà supportare tutto quello che serve
supportare.
Purtroppo la preparazione della gente riguardo al
funzionamento della moneta è inquinato da fattori televisivi e mediatici
che non dicono la verità. Uno stato decente, stampa in proprio moneta
al portatore di proprietà della gente, in quantità sufficiente per ogni
possibile esigenza, gli unici limiti di spesa sono il superfluo e i
lussi, stampa moneta per tutte le esigenze di Uomini, Donne, animali, ambiente,
cultura, arte, produzioni, scavi archeologici, e quant'altro, è justo
che la moneta venga stampata in quantità almeno sufficiente.
Lo stato che ci colonizza ha fatto un
ottimo lavoro sulla mente dei sardi, ma in fondo alla mente dei miei conterranei e connazionali, esiste ancora l'idea ancestrale di libertà, che mai e poi mai può essere del tutto rimossa.
Buttiamo in discarica telecomandi vari, e
bruciamo giornali scritti da gente asservita a chi non vuole bene al
popolo sardo, un primo passo sarebbe fare (e non subire) noi stessi televisione e
giornali, per lavare le scorie che ricoprono il cervello dei
sardi..... è semplicemente una questione culturale, comunicazione assertiva al massimo, e justa e vera informazione nel solco dellorno stesso a razionalità prima di tutto!
E poi si potrà pensare a come decolizzare la nostra Madre Terra, e costituire lo Stato, ma la prima decolonizzazione deve avvenire nelle menti di ciascuna Donna e di ciascun Uomo che fa parte della nazione sarda.
Come direbbe un mio caro amico, sempri ainnantis fintzasa a sa libertadi.
:Mariano-Abis:
Per poter stampare moneta bisogna essere autosufficienti, per questo non ci sarebbero problemi visto che siamo un milione e mezzo di abitanti in un territorio di ventiquattromila kmq, bisognerà capire se il popolo sardo è abbastanza ambizioso da percorrere la strada dell'indipendenza.
RispondiEliminaottimo commento, infatti serve abbandonare la sindrome da minorità acquisita, ragionare in grande e portare fuori il coraggio che solo la cultura sulle nostre radici può evidenziare
Elimina