giovedì 26 dicembre 2019

Pintaderas, simbolo identitario della nazione sarda

Come sappiamo, anticamente, il pianeta era fortemente e positivamente globalizzato, niente a che vedere con questa insulsa compartecipazione attuale, che compartecipazione non è.
Sacrifici, lavoro e migrazioni forzose ai poveri, denaro e potere a fetension.





 


Dominio del male ordo-liberista sulle speranze eternamente infrante della gente.
Anticamente, a partire dal bacino mediterraneo, e poi a seguire in tutto il mondo, si è sviluppata una unica lingua, che ha dato origine a tutte le lingue occidentali, la lingua sardo-sumerica-accadica.
Tralasciando pittoresche teorie tipo quella che indica come il progenitore di tutte queste lingue sia il latino, affermiamo che la civiltà occidentale, insieme al parlare e allo scrivere, è nata in terra di sardegna.

La nazione sarda ha molti simboli identitari, forse il più potente ed "esportato" è un oggetto dalle forme variegate che porta il nome di Pintadera.
E' un manufatto di artigianato artistico realizzato in terracotta, a volte in argilla non cotta, a volte dipinto, generalmente di forma circolare, ma non solo.
Che sia un oggetto-simbolo inequivocabilmente sardiano non vi è alcun dubbio.

Le teorie riguardo a questo misterioso oggetto-simbolo si sprecano, la più accreditata è quella che indica questo oggetto come uno stampo per marchiare il pane prima della cottura.
Ipotizziamo che anticamente ogni famiglia usasse una sua particolare pintadera per identificare il proprio pane, qualcuno afferma che particolari pintaderas erano dei veri e propri misuratori del tempo, qualcun altro sostiene che si trattava di timbri per trasferire il colore, altri concedono loro credibilità monetaria.

Comunque sia, l'origine prima delle pintaderas è inconfutabilmente sardiana, anche se questi oggetti sono presenti in tutte le civiltà antiche, a dimostrazione che la antica globalizzazione era gestita e diretta dalla cultura sarda.

Per concludere, a noi risulta evidente che il sistema di dominio planetario cerca in ogni modo di minimizzare la vera origine delle pintaderas, risulta evidente che, seppure l'argomento sull'origine delle pintaderas possa considerarsi marginale, il castello di bugie storiche e archeologiche messe in piedi per negare l'evidenza che tutte le civiltà hanno una unica origine, sta per crollare.

L'origine delle pintaderas fa parte di tutta una serie di frattali che certifica che la storia va riscritta, che le civiltà occidentali non hanno radici judaico-cristiane, come tv e informazione di regime vogliono far credere, ma unicamente sardiane, con buona pace di fetension e dei suoi fiancheggiatori.
Capiamo benissimo le ragioni del loro impegno nel minimizzare la grandezza delle Antiche Civiltà Sarde, infatti riscriverne e diffonderne la vera storia, ha certamente il potere di far crollare in breve tempo questa matrix planetaria malefica.

Qui di seguito potete vedere tutta una serie di pintaderas, nelle sue forme classiche, e in variazioni ed evoluzioni stilistiche contemporanee.


















































Il tema trattato è stato affrontato anche dal mio amico Matteo Sollai nel suo ottimo sito  https://matteosollai.altervista.org/

Matteo espone così il tema selle pintaderas:

La pintadera è un simbolo associato a diverse culture preistoriche, di cui in realtà non è chiaro il reale significato. Ciò, perlomeno, a giudizio degli “accademici”.
Certamente, la sua forma ricorda i Mandala, rimandando alle antiche tradizioni, orientali e non. Si potrebbe aprire un appassionantissimo capitolo a questo riguardo. Ma il punto che mi interessa mettere in risalto è un’altro.
Infatti, noi concentreremo la nostra attenzione sulla pintadera sarda. O, per meglio dire, su un episodio a essa correlata. L’immagine associata all’articolo è una sua tipica raffigurazione. Il suo creatore è una nostra conoscenza, l’amico Mariano Abis, che tra l’altro ci propone la sua lettura riguardo i “travagli” della pintadera.

Una pintadera di troppo

Rivolgiamo il focus verso un ormai famigerato documentario Rai. Lo storico divulgatore Piero Angela conduceva il programma, girato in diretta all’interno della piramide di Cheope. A un certo punto, egli non potè ignorare l’improvvisa “apparizione” di una pintadera sarda in prossimità dello stemma del faraone.
Come giustificare la presenza di tale simbolo all’interno di una presunta tomba regale, per di più in una simile posizione?
Angela fece una fondamentale premessa. Spiegò infatti che la pintadera è associabile agli Shardana, antico popolo Sardo di guerrieri mercenari (sic!). Quindi, propose (o per meglio dire, impose) una spiegazione implausibile. La pintadera si trovava all’interno della piramide come “omaggio” del faraone verso i suoi “fedeli” guerrieri.
Posto che le tre piramidi del complesso di Cheope non sono mai state delle tombe, la spiegazione di Angela lascia molto a desiderare. Infatti, è rigidamente allineata con quanto imposto dalla storiografia ufficiale.

Chi erano veramente gli Shardana?

Infatti, per quale motivo il faraone avrebbe dovuto riservare una tale onoreficenza a dei semplici mercenari?
Presunti mercenari, che, tra l’altro, al giorno d’oggi vengono sistematicamente “dimenticati”!
Prima di fornire una possibile spiegazione, vorrei far presente una piccola “curiosità storica”. Nel 1824 il re Carlo felice di Savoia istituì a Torino il primo museo egizio. Questo non solo era il primo museo egizio del continente, ma addirittura del pianeta. Addirittura, è tutt’ora considerato per valore e quantità dei reperti, il più importante al mondo dopo quello del Cairo.
Ufficialmente, questa enorme mole di materiale proveniva interamente da collezioni private acquistate dai Savoia (anche nei decenni successivi) e da ritovamenti effettuati proprio in Egitto. Ma c’è un importante non detto…

Nuovamente l’Atlantide del Mediterraneo: la Sardegna

Giova ricordare che all’epoca il regno Sardo-Piemontese dei Savoia era denominato Regno di Sardegna. L’isola aveva una grande rilevanza, non solo nominale, all’interno dello stato. Numerose scoperte archeologiche stavano vedendo la luce. Chiaramente, anche allora non c’era alcun interesse nel renderle pubbliche.
Tra gli “oggetti scomodi” che vennero trafugati, si trovavano diversi reperti di “tipo egizio”. Mia (e non solo) personale opinione è che la base di quello che divenne il museo di Torino era in realtà il frutto degli scavi effettuati nell’isola che fu Atlantide.
In questo modo, venivano colti i due classici piccioni con una fava. Questi oggetti scomodi “sparivano”, e al contempo andavano addirittura a dar lustro ai re sabaudi.
Ovviamente, a tutt’oggi il quantitativo del materiale trafugato è cresciuto a dismisura. Non è un segreto che sia andato ad arricchire svariate collezioni private.
I tombaroli non sono una prerogativa dell’Egitto!

Mercenari?

In conclusione, tutti gli indizi portano, ancora una volta, alla stessa tesi.
Svarianti millenni fa, la Sardegna era abitata da un popolo dotato di un livello altissimo di conoscenze e tecnologie. Con tutta probabilità, questo popolo era il frutto di una commistione. Da una parte, c’era un gruppo di esseri che vennero appellati come “divinità” giunte dal cielo attraverso delle navicelle spaziali. Dall’altra, c’erano ovviamente le popolazioni native. Questo popolo, o perlomeno i loro capi, cioè “gli dei”, si mossero a più riprese. Essi si stabilirono non solo in Egitto, generando una nuova commistione, ma probabilmente anche in luoghi lontanissimi. Come, ad esempio, il Sud America.

Egizi, Sardi o entrambe le cose?

Sicuramente, nel corso del tempo il popolo Shardana può essersi specializzato nella navigazione e nella guerra. Ma quando il saggio indica la luna, noi non dobbiamo rimanere imperterriti a fissare il dito!
Quindi, ecco spiegato il motivo per il quale la pintadera era presente all’interno della piramide. Non era un omaggio del faraone, ma era un suo simbolo! Infatti, gli Shardana erano i progenitori degli antichi re egizi. Ma non solo…

Perchè nascondere la verità?

Posto che le osservazioni qui proposte sono soltanto delle mie opinioni, ormai il dato di fatto è che la storia vada riscritta.
Se questo processo non è ancora stato accettato (perchè in realtà è già cominciato, e non da poco tempo!) è soltanto perchè noi non siamo ancora pronti per fare il definitivo step evolutivo.
Non giriamoci attorno. Non c’è una “colpa” da parte di chi detiene il potere.
La responsabilità è nostra. Rendere pubblico il fatto che la Sardegna sia stata la culla di una civiltà (fra le tante giunte su questo pianeta) con origini extraterrestri infrange degli enormi tabù. Ma non solo.

La verità è sempre rivoluzionaria

Questa rivelazione (come ogni altra) porrebbe anche dei problemi pratici. Infatti, risulteremmo meno controllabili, in quanto prenderemo, seppure lentamente, coscienza delle enormi tecnologie, nonchè del bagaglio spirituale che queste civiltà possedevano.
In tempi relativamente brevi, chiederemmo che tutto ciò ci venga restituito.
E, infine, decideremmo di riprendercelo.
Cosa aspettiamo?

Potete trovare l'articolo qui : https://matteosollai.altervista.org/la-pintadera-sarda-e-non-solo/


E dall'ottimo blog dell'amico Matteo passiamo ad una "istituzione" molto meno ottima.
La treccani ne ha combinata una altra.
L'altra volta affermava che i "fenici" (che non sono mai esistiti, o quantomeno bisogna definirli sardi) non trovarono resistenza nel "colonizzare" la sardegna, (eccertu!) , adesso nel descrivere le pintadere non fa nemmeno un timido cenno su chi le ha inventate e diffuse in tutto il mondo.
Disinformatori allo stato puro, magari foraggiati da chi ha paura che la immensa storia sarda possa far crollare questo sistema a forma di fetension.
Leggete cosa scrivono :
.
"PINTADERA
di E. Castaldi - Enciclopedia dell' Arte Antica (1965)
PINTADERA. - Termine ripreso dalla letteratura etnologica e in uso negli studi di preistoria, per indicare una classe di stampi in terracotta di piccole dimensioni e di forme geometriche recanti da un lato una presa, generalmente forata, e dall'altro, motivi di vario genere incisi su superficie piana destinati ad essere riprodotti mediante colore sull'epidermide; tale la loro funzione presso gli antichi abitatori del Messico, come riferito nel 1519 da cronisti spagnoli (donde il nome). Fondata, e non in contrasto con l'uso della decorazione corporale, l'opinione che vuole questi strumenti usati per pratiche magico-profilattiche; essi poterono essere utilizzati per la stampigliatura di tessuti, di superfici vascolari o, genericamente, quali sigilli, mentre è da escludere l'interpretazione che vede nelle pintaderas dei manici di spazzole.
La riproduzione dei motivi decorativi è ottenuta premendo il timbro spalmato di materia colorante sulla superficie da decorare, avendo cura di escludere la presenza di colore dalle zone incise che hanno solo funzione negativa. L'impiego delle pintaderas, già riscontrato in varie circoscritte zone delle aree euro-asiatica, afro-atlantica, americana ed asiatico-orientale durante periodi pre-e protostorici, sopravvive presso talune popolazioni primitive dell'America. Derivate con probabilità da più antichi sigilli orientali in pietra in uso sin dagli inizî del IV millennio a. C., si diffusero da oriente a occidente a partire dalla metà del III millennio a. C. I primi ritrovamenti si ebbero dai tell di Gözlü Küle (Tarso) e di Hissarlik (Troia, a partire dalla seconda città); e la diffusione, come risulta dal repertorio decorativo e tipologico, avvenne almeno lungo due vie principali: meridionale l'una, settentrionale l'altra. La documentazione più cospicua è quella data dall'area euro-asiatica (Anatolia, Balcani, Egeo, bacino danubiano, Italia con diffusioni marginali in Russia e nelle isole britanniche). Le pintaderas si presentano, in sezione, sotto forma triangolare, trapezoidale, circolare e, nel tipo nord-occidentale, spprattutto troncoconica. La base varia dal rettangolo allo pseudo-rettangolo, al cerchio, all'ellisse. La decorazione presenta motivi geometrico-lineari e consiste in raggi, croci delimitanti spazi riempiti da triangoli, cerchielli, punti variamente disposti. Rari i motivi curvilinei: un solo esemplare, dalla Caverna dell'Erba (Puglia), ha forma peculiare e motivi spiraliformi. Le forme cilindriche, poco frequenti, si rinvengono, a partire da tempi protostorici, solo nel continente americano che pur presenta, riguardo alla tipologia e alla decorazione, caratteri che lo legano al centro genetico dell'Asia Minore. Pseudo-pintaderas vengono chiamati oggetti analoghi a quelli descritti ma appiattiti da entrambi i lati perché privi di appendice prensile. Particolarmente curati nella fattura (alcuni esemplari presentano anche una verniciatura), si presume avessero valore contabile o fossero una rappresentazione estremamente stilizzata dell'idolo femminile."




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