venerdì 30 settembre 2016

Gli evasori fiscali



Le bugie della televisione.
Gli evasori fiscali sono paragonabili alle zecche, sottraggono denari allo stato che così non può utilizzarli per garantire i servizi ai cittadini.
Ai cittadini, appunto, cittadini debitori e pagatori.
I servizi non essenziali ai cittadini vanno pagati, come è evidentemente succede, e non è per colpa dell'evasore se i servizi sono così salati, è colpa del sacco statale senza fondo, più soldi foraggi allo stato, più ne spariscono.
Chiediamoci dove finiscano i soldi, anche delle imposte, che i cittadini, in varie forme, forniscono allo stato.
Se non lo scoprite da soli, ve lo dico io: quei soldi finiscono nelle casse dei finanzieri fetenti e mondialisti che, dicono loro, detengono il cosiddetto, fasullo debito pubblico statale.
Spariscono dalla circolazione ogni anno, in italia, e in mani fetenti, cento miliardi di euro, per pagare gli interessi sulla moneta privata che le oligarchie finanziarie ci prestano.
Uno stato che non può stampare moneta nazionale di proprietà del popolo è una risibile barzelletta che fa piangere e disperare.
La televisione ci convince che ciascuno di noi, appena nato, risulta debitore di circa 40 mila euro, ciò è una colossale bugia, semmai siamo creditori di ben altre somme, ben più cospicue.
Cercano, in ogni modo,  di convincerci che dobbiamo fare sacrifici, per il bene comune, chissà perchè i sacrifici li devono fare sempre gli stessi sfortunati, sempre gli stessi idioti.
Ma, dice la tivù, abbiamo una arma formidabile per cambiare in meglio la nostra situazione, basta inserire, una volta ogni cinque anni, un pezzo di carta in una scatola di cartone, e come per incanto le cose si mettono a posto.
Uno stato equo non ha bisogno di tassare beni di prima necessità, acqua, energia, alimenti, vestiario non esclusivo, non vanno tassati.
Vanno tassati solo i beni voluttuari, non indispensabili, le abitazioni di livello ben al di sopra della loro naturale funzione, gli sfizi esclusivi e le ricchezze spropositate.
Quando capiremo che siamo esseri umani che abbiamo diritto di vivere in questo mondo senza ansie da denaro, rifiuteremo certe imposizioni che, al momento ci sembrano orrendamente naturali e condivisibili.
Se ciascuno di noi non fosse assillato dall'ansia di non avere denari sufficienti per le sue più elementari necessità, e non fosse tediato da una burocrazia pesantemente criminale nella sua lentezza e voracità, troverebbe il tempo per progredire in serenità e meritocrazia, l'uomo è nato per spendere con gioia la sua vita, non per foraggiare stati al servizio delle fetenzìe. 
















FLY



Il mio coinquilino si chiama Fly.
Ha una grossa storia da raccontare, grossa come la sua stazza.

  Tra i suoi antenati c'erano pastori tedeschi e pastori belga, ora sta invecchiando, e qualche chiazza bianca comincia ad apparire, ma da giovane era completamente nero.

E' nato in campagna, precisamente in un piccolo aeroporto che funge anche da base operativa per uno sport affascinante: il paracadutismo.





giovedì 29 settembre 2016

Bolgrinaggini televisive



Non esiste cosa più temuta dal potere che la cultura e la corretta informazione.
La scuola e l'informazione di regime sono state create appositamente per tenere la gente nell'ignoranza.
E dove non arriva la scuola e l'informazione settaria e fasulla, il potere paga un mezzo esercito di disinformatori seriali che agiscono sui giornali quotidiani e in rete.
Una delle bolgrinaggini più usate è tenere sotto controllo e contrastare persone che, dall'alto della loro cultura, acquisita con fatica, tempo e dedizione, mettono in difficoltà il sistema, sul filo della logica.
E allora le strategie sono due: la prima è meschina, dice in buona sostanza che se la stragrande maggioranza della gente è convinta delle verità di regime, ha sicuramente ragione, e allora i bolgriniani dimostrano tutte le loro bassezze, e usano l'arma del dileggio, e dello sbeffeggio, meschinerie di gente che campa per vivere con i classici e maleodoranti trenta denari delle fetenzìe.
La seconda strategia è quella di mettere in evidenza riscontri scientifici, magari universitari, realizzati da gruppi di studio foraggiati dalle fetenzìe.
Non bisogna essere dei fulmini di guerra per capire che se tali studi vanno a discredito delle loro tesi fetenti, non verranno certo finanziati.
La immensa "fortuna" finanziaria delle oligarchie, viene utilizzata per tenere la gente aggrappata ai loro meschini paradigmi.
E la stragrande maggioranza della gente, ignorante e plagiata come è, da loro man forte contro i cosiddetti complottisti, ma noi sappiamo che è tutta gente che si è destata dal sonno mentale che ogni regime instilla nella gente.
Tutta gente inscatolata alla quale piace lucidare le proprie catene.
Verranno processati tutti, fetenzìe genocidanti e mondialiste, politici consenzienti, la stampa e la televisione asservita alle oligarchie, e i fiancheggiatori meschini e ignoranti che si spacciano per colti.
Benefiche vibrazioni si stanno diffondendo nel campo, sempre più gente non accetta più le fasullerie televisive e scolastiche, ormai ha capito che stare dalla parte del sistema, consente loro solo di vegetare come dei cretini senza volontà e amor proprio.
Da queste vibrazioni sorgerà il riscatto della gente sulle fetenzìe oligarchiche plagianti, chi è imbecille inconsapevole starà sicuramente dalla loro parte, ma chi ha capito è un esercito sempre più numeroso il cui destino è azzerare tutte le bugie e nefandezze di sistema.




















mercoledì 28 settembre 2016

BOLGRINAGGINI



Chi segue jolao77 sa che da questo sito sono sgorgati in maniera prepotente alcuni neologismi, o alcune immagini mentali, che vengono usati in maniera sempre più massiccia, accanto ad alcuni hastag anche essi varati da questo sito.
Facciamo una breve panoramica.
#andateavotaremiraccomando
#demeritocraziaitalica
#unpaesesullorlodellalogica
#bolgrinaggini
Particolare successo hanno avuto alcuni termini, ormai è diventata prassi comune che quando si vogliono indicare le oligarchie genocidanti e criminali si usi il termine fetenzìa.
Quando si vogliono indicare le chem trails si usa il termine graffi nel cielo.
Quando si parla di condizionati televisivi si indica il termine inscatolato.
Una famiglia particolarmente numerosa è quella delle bolgrinaggini.
Per bolgrinaggini si intendono varie azioni, messe in atto da gente che sospettiamo siano foraggiati dalle fetenzìe.
Gente che sta molto tempo al computer, a controllare, sicuramente dietro ordini superiori, e probabilmente dietro compenso, le persone più pericolose per le oligarchie, più pericolose perchè sanno comunicare, le tengono sotto costante controllo, ad ogni intervento si scagliano contro, perchè sono sicuri che tali persone possono distruggere il sistema.
Ogni qualvolta la verità viene a galla, sempre più gente si sveglia, gli avvenimenti dell' 11 settembre ne sono una dimostrazione.
E allora distraggono il lettore con variazioni sul tema, sempre le stesse variazioni, quasi avessero a disposizione un opuscolo o prontuario, per contrastare la logica.
Si basano spesso su risultanze pseudo scientifiche avallate da gruppi di studio universitari foraggiati dalle fetenzìe, definiscono le persone che hanno capito il maleficio di questo sistema globale, con il nome di complottisti, cercando di ridicolizzarli, facendosi forti della disinformazione della gente.
Peccato però che in quasi tutti gli avvenimenti messi sotto osservazione dei risvegliati-complottisti, alla fine si è scoperto che veramente si era trattato di complotti delle fetenzìe contro la gente.
Su tematiche monetarie la cosa è imbarazzantemente palese, qualunque statista che abbia cercato di abbandonare monete controllate dalle oligarchie, è stato eliminato.
Il terrorismo è spesso generato dal sistema, cioè da quella manica di criminali componenti le venti famiglie di cocainomani che dominano il pianeta, e la stragrande maggioranza della popolazione mondiale.
Ormai è palese pure questo, chi grida allah akbar prima di farsi esplodere, o è ricattato, oppure è plagiato.
E se chi ha veramente capito come gira il mondo, è una piccola minoranza, ecco che spuntano le bolgrinaggini, come a dimostrare che si è nella ragione quando si ha la forza dei numeri.
La vera forza non è nei numeri di idioti che si fanno abbindolare per mancanza di cultura, la vera forza è nel raziocinio e nella logica, e la logica dice che la gente è sottoposta a paradigmi illogici, a favore delle fetenzìe.
Loro, le fetenzìe hanno paura della intelligenza e della cultura della gente, scuola e informazione sono due strumenti per tenere la gente livellata nell'ignoranza.
Ma chi ha capito, e chi sta cominciando a capire, fa parte di un piccolo esercito sempre più numeroso, e quando si raggiungerà una certa soglia, questo infame sistema crollerà di botto, in maniera quasi istantanea.
Con buona pace delle bolgrinaggini televisive, e delle fetenzìe.























lunedì 26 settembre 2016

NON CI RIESCO







vorrei avere il fegato di scrivere di renzi e di pigliaru, ma non ci riesco.
vorrei avere la capacità di scrivere di politici corrotti, ma non ci riesco
vorrei avere la pazienza di scrivere di politichetta italica, o peggio di politichina isolana, ma non ci riesco
vorrei avere la competenza per parlare di gossip, ma non ci riesco perchè questi argomenti mi fanno pena
vorrei avere il coraggio di scrivere su singoli partiti politici indegni, ma non lo possiedo
vorrei avere cuore di commentare femminicidi o abusi su minori,  o sugli animali, ma mi appassiono sempre ad argomenti più generali
vorrei avere la pazienza di rispondere ad ogni singolo devastato dalle ideologie, ma non ne ho il tempo
vorrei dissertare di singoli episodi, o sulle consuetudini bolgriniane, ma non ci riesco
sono limitato
mi interessano solo argomenti geo politici
mi interessano solo argomenti a valenza globale
mi interessa scrivere solo di condizionamenti di massa, di fetenzìe, di dominio mediatico, e di nuovo ordine mondiale
mi interessa scrivere di truffe monetarie 
mi interessa scoprire come mai esistono le guerre e le migrazioni
mi interessa l'argomento libertà
scusate se mi interesso a questi pochi argomenti, perdonate se non riesco ad interessarmi di singole vicende, perdonate i miei limiti.




















Vorrei scrivere di tutti gli ISMI possibili e immaginabili (razzismo, comunismo nazismo e fascismo, indipendentismo, separatismo e autonomismo, femminismo e maschilismo, partitismo, ideologismo, satanismo, settarismo e religioni, qualunquismo e populismo), ma non so cosa siano e quindi gioco forza devo rinunciare a trattare argomenti così importanti.

GENTI KENA PROFETU



Ricordiamo a tutti che non ve lo ha ordinato il medico di andare a votare, mettere un pezzo di carta in una scatola di cartone non vi cambia di un millimetro la vostra vita, voi non decidete un piffero di niente, per loro l'importante è che voi crediate di aver votato.







Forse non tutti sanno che quando il popolo vuole ....

Forse non tutti sanno che i politici, in assenza di fetenzìe righerebbero dritto.
O almeno non adotterebbero in maniera così spudorata provvedimenti palesemente irrazionali in sfregio alla gente.
Forse non tutti sanno che i politici dovunque vadano, a qualunque conferenza partecipino, si portano appresso un vademecum stilato dalle oligarchie dove si mettono in evidenza le loro risposte a domande più frequenti, specie in materia di economia, finanza, e moneta.
Che i politici facciano gli interessi esclusivi delle fetenzìe, è sotto lo sguardo di tutti, esempi se ne possono portare a bizzeffe.
Quando un politico che si vanta di essere esperto di tematiche monetarie, risponde al presidente di quella splendida realtà che si chiama sardex, che le monete complementari non contribuiscano a creare ricchezza, si può benissimo immaginare a quale livello di colpevole plagio siano sottoposti.
Quando un vice ministro risponde cincischiando indegnamente a questa domanda :

"Cosa succede se la bce annulla tutto il debito pubblico degli stati europei?", si può benissimo capire a quale livello di asservimento siano sottoposti i politici, a meno che non siano dei perfetti ignoranti in materia.


sabato 24 settembre 2016

Imbecilli a comando

Una cosa che frega il popolo sardo è l'accoglienza verso lo straniero.

E per straniero non intendo chi si è trasferito nell'isola perchè è restato ammaliato dalla sua bellezza, lui è sardo come noi.
Parlo di supposti vip che vengono in sardegna per riempirsi le tasche, non già del loro operare, ma perchè la sardegna è così bella che attira  principalmente turisti danarosi, gente con yacht e lecchini al seguito.
Uno di loro, che non ama la sardegna, ma che ha fatto grossi affari qui, invece di onorare l'accoglienza dei sardi, ha spiato cercando di focalizzare i nostri difetti, e sparlare della nostra gente.

Dipendenza

Il pianeta che ha per millenni assecondato i progressi della civiltà contadina senza subire alcun danno, ora è devastato dall'azione congiunta della sia pur fondamentalmente tramontata civiltà industriale, della globalizzazione selvaggia, e del consumismo più sfrenato.
Ma la cosiddetta civiltà che attualmente sta facendo danni immani al genere umano è quella dei servizi, altrimenti definibile come la società delle dipendenze.
Le oligarchie che non esito a definire genocidanti, si stanno impadronendo di tutto quello che può essere vendibile e commerciabile, dei beni essenziali per l'umanità, la natura, e gli animali.
Stanno appropriandosi dell'acqua e dell'aria, sottomettendo stati e politiche, espropriando sovranità, privatizzando fonti idriche, graffiando il cielo di tutto il pianeta, e distribuendo il male.
Con la loro stupida società dei consumi stanno depauperando il pianeta, con la loro moneta stanno indebitando tutti gli stati e tutto il genere umano, con i graffi nel cielo stanno sterilizzando il pianeta, e preparandolo per i semi prodotti in maniera esclusiva da loro stessi, con la loro alimentazione e la loro medicina ci stanno avvelenando, adesso non basta loro aver colonizzato i cervelli della stragrande maggioranza del genere umano, ma vogliono anche incidere sulle priorità vitali della gente e dell'ambiente, appropriandosi in maniera esclusiva delle fonti idriche.
Hanno stabilito che la gente dovrà acquistare a prezzi assurdi persino l'acqua.


venerdì 23 settembre 2016

Pagheresti imposte al tuo macellaio?

U.S. SECURITIES AND
EXCHANGE COMMISSION

ITALY REPUBLIC OK CIK#0000052782 
(see all company filings)
SIC : 8888 - Foreign Governments
State location: L6 / Fiscal Year End: 1231
Assistant Director Office: 99

Pagheresti imposte, e sanzioni al tuo macellaio?
Andresti a votare per eleggerlo miglior macellaio del mondo?
Parteciperesti ad un referendum indetto da lui?
Accetteresti che venisse in casa tua, e ne facesse un poligono di tiro militare?
Accetteresti che venga in casa tua a cercare reperti archeologici?


Percorsi




E' dai tempi delle elementari (la scuola! magnifico e perverso strumento di crescita e alienazione) che è entrato in me, inconsciamente, il germe della simbiosi assertiva, per opera di una splendida maestra, della quale non ricordo il nome, solo il cognome, graziosissima e paffutella, dai modi simpatici e aggraziati, una delle persone, dopo i miei genitori, che scelsi di prendere ad esempio di vita. 





mercoledì 21 settembre 2016

Ben venuta signora ignoranza

Ben venga l'ignoranza, la non conoscenza dei testi scolastici e universitari, se accompagnata dal bisogno operativo di  stravolgere un mondo dominato dai paradigmi delle fetenzìe, che usa la scienza e la ricerca a senso unico, per i loro bisogni elitari.




lunedì 19 settembre 2016

Correva l'anno 2300, la scoperta dell'eternex

Correva l'anno 2300, il pianeta terra era semi spopolato, 20 famiglie dominavano, un piccolo esercito garantiva loro il potere, e la restante popolazione, resa ebete fin dai primi anni 2000 da televisione, cibi, e vibrazioni, era a disposizione delle oligarchie, e lavorava pressochè gratis per loro.
Si accontentavano di qualche ultimo ritrovato della tecnologia, come degli idioti facevano per giorni la fila per assicurarsi l'ultimo richiamo della tecnologia, vivevano in un mondo pressochè virtuale, mangiavano ogm e altro cibo spazzatura, bevevano acqua e altre bevande al fluoro,  avevano i polmoni e il cervello invaso da alluminio e bario rilasciato dai graffi nel cielo, qualcuno arrivava al
mala pena al secolo di vita, ed erano fondamentalmente felici, non erano informati delle truffe cui erano sottoposti, degli scopi nascosti delle migrazioni, delle accoglienze spacciate per operazioni umanitarie, e non davano problemi.
Non davano problemi alla stessa stregua di bestiame al pascolo.


venerdì 16 settembre 2016

Manifestare in piazza è come comunicare sul web

Manifestare in piazza in maniera più o meno blanda il nostro dissenso verso le azioni fetenti di questo sistema ha la stessa identica valenza che farlo sul web.
Entrambi hanno un pregio, attivano delle vibrazioni, delle frequenze che raggiungono altri Uomini e altre Donne, e nel migliore dei casi, riescono ad attivarli.
E' una catena, tipo quella di s antonio, o un benefico schema ponzi, internet serve anche per questo: distribuire informazioni che arginano bene o male le informazioni di regime.



giovedì 15 settembre 2016

PIETRINO il Grande




Il testo che segue è estrapolato da wikipedia,
.




Pietrino Arixi (Villasor (?), Cagliari, 1922 - Villasor (?), Cagliari, 1996) è stato un anarchico italiano e una importante figura dell'anarchismo sardo. A causa di alcune sue coraggiose prese di posizione contro l'autoritarismo e la guerra, le persecuzioni della giustizia che lo condanna a lunghi periodi di internamento in alcuni famigerati istituti psichiatrici.

Biografia

Pietrino Arixi nasce nel 1922 in una famiglia di Villasor, un piccolo paese ubicato a circa 25 km da Cagliari. Di origine molto povera, sperimenta sin da bambino le fatiche del lavoro, esperienza che all'epoca era del resto comune a molti altri suoi coetanei sardi (e non solo sardi), svolgendo i più svariati lavori: bracciante, spigolatore, servo pastore ecc. Tutto questo sino al momento di svolgere il servizio militare, in cui in lui affiora l'istintiva repulsione all'autoritarismo che non lo abbandonerà in tutta la sua vita: 


lunedì 12 settembre 2016

Vieni tra noi



Questa che conosciamo nel mondo occidentale è una falsa democrazia.
Siamo convinti che esercitiamo una qualunque forma di sovranità, quando depositiamo un pezzo di carta dentro una scatola di cartone.
Se pure fosse vero, questo è un gesto che ha bisogno di un attimo per essere eseguito.
Una legislatura dura normalmente 1825 giorni.
Nell'attimo in cui hai inserito la scheda nell'urna, hai esercitato una parzialissima forma di sovranità, hai delegato qualcuno a rappresentarti, per la bellezza di 1824 giorni.
Hai cioè concesso al buio la tua sovranità a una persona più o meno valida o sincera, che probabilmente nemmeno conosci.
Lasciami dire che questa è dabbenaggine assoluta.
E' chiudere gli occhi, portare il cervello all'ammasso, tapparti la bocca, metterti cera nelle orecchia, e sperare che il fortunato onorevole faccia i tuoi interessi, che ragioni e agisca esattamente come faresti tu.
Capisci bene che questo non succederà.
Ti resta il titolo per cui gonfiarti il petto, hai esercitato il tuo diritto di bravo cittadino, cittadino debitore, pagatore, e votante, aggiungo io.
Ma veramente non ti accorgi che questa è una colossale truffa?
Non ti accorgi che le deleghe sono una madornale fregatura?
Shardinyan Kingdom lancia l'idea che tutti possiamo essere legislatori, giudici, ed esecutori sovrani responsabili.
Con le assemblee sovrane di contrada legiferi direttamente, senza bisogno di intermediari.
Con le assemblee sovrane di contrada tu agisci alla stessa stregua di un re, perchè le tue scelte, le tue disposizioni, le tue idee sono sovrane, sono rispettate, allo stesso modo in cui devi rispetto alle esternazioni altrui.
E allo stesso tempo, la tua sovranità non viene sospesa, la puoi esercitare ogni volta che ne ravvisi la necessità.
Questa è vera democrazia, non certo le deleghe in bianco che stanno imbrogliando tutto l'occidente falsamente definito democratico. 
Vieni tra noi, discuteremo insieme di tutte le opportunità che la vera democrazia deve concedere a ciascun essere umano regnante, parleremo di libertà, smantelleremo il ridicolo mito delle votazioni, abbiamo l'elasticità mentale per programmare cose nuove, nuovi metodi, strategie innovative.
Vieni tra noi, iscriviti al gruppo, parleremo di vera e viva democrazia meritocratica, l'argomento giusto che serve per uscire dai paradigmi imposti dalle oligarchie, per una reale sovranità di ciascun essere umano, che il diritto naturale riconosce a ciascuno di noi.
Vieni tra noi, ti aspettiamo.



domenica 11 settembre 2016

Le migrazioni

Quando le migrazioni sono un fenomeno spontaneo, sono un bene, consentono scambi culturali e umanistici di alta valenza, del resto nel mondo animale è una pratica assolutamente naturale, basti pensare alle migrazioni di volatili, che cercano condizioni migliori in base al clima e alle risorse alimentari disponibili altrove.
Accusare a priori, per esempio, come sta succedendo adesso, i sardi come un popolo chiuso all'accoglienza, come direbbero altri, razzista, è quanto mai errato.
Abbiamo dimostrato per secoli che chi viene da noi con spirito


mercoledì 7 settembre 2016

Razzismo al contrario

Non uso mai il termine razzismo, termine inventato dalle fetenzìe, per una volta derogo a questa mia consuetudine.

C'è un ragazzo che viene dal Ghana dove c'è una dittatura. 
Sogna di ottenere l'asilo politico che gli permetta di andare via dalla sardegna, perchè qui non ci sono occasioni di lavoro. 
Molti ragazzi scappano da altri paesi africani martoriati dalle guerre e dagli autoritarismi.
Un altro ha viaggiato per sei mesi dal Senegal alla Libia e poi in Italia, in una traversata della speranza e della disperazione, viaggi intrapresi con a fianco la paura di morire, nel suo paese c'è troppa povertà e magari ha una moglie e due figli a cui pensare. 
Hanno rischiato la vita per una nuova vita. 


La libertà secondo Shardinyan Kingdom

Se siete membri del gruppo Shardinyan Kingdom, significa che siete convinti che la libertà è un bene primario per ogni essere umano, esattamente al pari dell’aria che respiriamo e dell’acqua che beviamo.
Non può essere definito essere umano uno schiavo, sia esso reale o virtuale.
Non può esistere felicità senza libertà. 
Non può esistere democrazia senza libertà.
Ma cosa significa il termine Libertà? 
Il futuro, ricostituito Regno di Sardegna, pone come massima espressione di civiltà la libertà individuale e collettiva, in antitesi con le risultanze nefastamente evidenti del sistema occidentale attuale che si spaccia truffaldinamente per democratico.


La società delle virgolette

In questa società è tutto fittizio, tutto è un inganno, le parole che ci inculcano sono una frode. 
Siamo arrivati al punto che per scrivere la parola libertà bisogna virgolettarla.
Democrazia, stato, onore, politica, ambiente, economia, etica, morale, religione, tutte parole che senza virgolette non hanno senso, sono appunto un inganno.
A ben pensarci mi vengono in mente solo tre parole che non hanno bisogno di virgolette, comunismo, fascismo, e anarchia.
Ma mentre le prime due, pur sorrette da ferree convinzioni, sono pesantemente impregnate di ideologismi a tutto spiano, la terza ha come unica ideologia la ricerca della libertà.
Come si fa non virgolettare la parola scuola? 
Oggi la scuola serve solo per siringare concetti e mantra utili solo alla società, mai all'individuo.
Come si fa a non virgolettare la parola lavoro?
Parola che da termine fondamentalmente positivo, oggi si è trasformato in prevaricazione, servilismo, necessità, chimera.



martedì 6 settembre 2016

S’INNU DE SU PATRIOTTU SARDU A SOS FEUDATARIOS



S’INNU DE SU PATRIOTTU SARDU A SOS FEUDATARIOS
 di Francesco Ignazio Mannu

1. Procurad'e moderare, barones, sa tirannia, chi si no, pro vida mia torrades a pe' in terra! Declarada est già sa gherra contra de sa prepotenzia: e incomintza' sa passenzia in su populu a mancare! 2. Mirade ch'est'atzendende contra de ois su fogu, mirade chi no e' giogu, chi sa cosa andat 'e veras; mirade chi sas aeras minettana temporale; zente cussizzada male, iscultade sa oghe mia 3. No apprettedas s 'isprone A su poveru ronzinu, Si no in mesu caminu S'arrempellat appuradu; Mizzi chi est lanzu e cansadu E non 'nde podet piusu; Finalmente a fundu in susu S'imbastu 'nd hat a bettare 4. Su pobulu chi in profundu Letargu fit sepultadu Finalmente despertadu S'abbizzat ch 'est in cadena, Ch'istat suffrende sa pena De s'indolenzia antiga: Feudu, legge inimiga A bona filosofia! Cercate di frenare, Baroni, la tirannia, Se no, per vita mia, Ruzzolerete a terra! Dichiarata è la guerra Contro la prepotenza E sta la pazienza Nel popolo per mancare Badate! contro voi Sta divampando il foco; Tutto ciò non è gioco Ma gli è fatto ben vero; Pensate che il ciel nero Minaccia temporale; Gente spinta a far male, Senti la voce mia Non date più di sprone Nel povero ronzino, O in mezzo del cammino Si fermerà impuntito; Gli è tanto stremenzito Da non poterne più, E finalmente giù Dovrà il basto gittare Il popolo, da profondo Letargo ottenebrato, Sente al fin disperato, Sente le sue catene, Sa di patir le pene Dell'indolenza antica. Feudo, legge nemica A tutte buone cose! Cercate di moderare, Baroni, la tirannide, altrimenti, per la mia vita!, Tornate a piedi a terra! Dichiarata è la guerra contro la prepotenza, e comincia la pazienza nel popolo a venir meno Badate che si sta levando contro di voi l’incendio; badate che non è un gioco, che la cosa diventa realtà; badate che non è un gioco, la minaccia di un temporale; gente mal consigliata, ascoltate la mia voce. Smettete di usare lo sprone col povero ronzino, altrimenti a metà strada s’inalbera imbizzarrito; badate che è stanco e magro e non ne può più, alla fine gambe all’aria getterà basto e cavaliere. Il popolo che in un profondo letargo era sepolto, finalmente si è destato e si accorge di essere incatenato, di pagare le conseguenze della sua antica indolenza: feudo, legge nemica di ogni buona filosofia. 5. Che ch'esseret una inza, Una tanca, unu cunzadu, Sas biddas hana donadu De regalu o a bendissione; Comente unu cumone De bestias berveghinas Sos homines et feminas Han bendidu cun sa cria 6. Pro pagas mizzas de liras, Et tale olta pro niente, Isclavas eternamente Tantas pobulassiones, E migliares de persones Servint a unu tirannu. Poveru genere humanu, Povera sarda zenia! 7. Deghe o doighi familias S'han partidu sa Sardigna, De una manera indigna Si 'nde sunt fattas pobiddas; Divididu han sas biddas In sa zega antichidade, Però sa presente edade Lu pensat rimediare. 8. Naschet su Sardu soggettu A milli cumandamentos, Tributos e pagamentos Chi faghet a su segnore, In bestiamen e in laore In dinari e in natura, E pagat pro sa pastura, E pagat pro laorare. 9. Meda innantis de sos feudos Esistiana sas biddas, Et issas fìni pobiddas De saltos e biddattones. Comente a bois, Barones, Sa cosa anzena est passada? Cuddu chi bos l'hat dada Non bos la podiat dare. Quasi fosse una vigna O un oliveto o un chiuso, Borghi e terre han profuso... Li han dati e barattati Come branchi malnati Di capi pecorini; Gli uomini ed i bambini Venduto han colle spose Per poche lire han reso, E talvolta per niente, Schiava eternamente La popolazione; Mille e mille persone Curvansi ad un sovrano. Gramo genere umano, Grama sarda genia! Si hanno poche famiglie Partito la Sardegna. In maniera non degna Furono fatte ancelle Le nostre terre belle Nell'empia antichità; Or questa nostra età Vuol ciò rimediare Nasce il Sardo, soggetto A rei comandamenti; Tributi e pagamenti Deve dare al sovrano In bestiame ed in grano In moneta e in natura; Paga per la pastura, Paga per seminare. Già, pria che i feudi fossero, Fiorian i borghi lieti' Di campi e di vigneti, Di pigne e di covoni; Or come a voi, Baroni, Tutto questo è passato? Colui che ve l'ha dato Non vel potea dare. Come se si trattasse di una vigna o di una tanca, un campo, hanno ceduto i villaggi, gratis o a buon mercato, come un gregge di pecore uomini e donne coi loro figli hanno venduto. Per poche migliaia di lire e talvolta per niente, eternamente schiave tante popolazioni, e migliaia di persone sono schiave del tiranno. povero genere umano, povero popolo sardo! Dieci o dodici famiglie hanno spartito fra loro la Sardegna, in modo indegno se ne sono impossessate; hanno diviso i villaggi nella buia e cieca antichità: però attualmente si pensa di porvi rimedio. Il sardo nasce assoggettato a mille obblighi; tributi e tasse che versa al signore, in bestiame e grano, in danaro e in natura, e paga per il pascolo, e paga per lavorare la terra. Molto prima dei feudi esistevano i villaggi, ed erano loro a possedere boschi e campi. Com’è che a voi, Baroni, È passata l’altrui proprietà? Colui che ve l’ha data non ve la poteva dare. 10. No est mai presumibile Chi voluntariamente Hapat sa povera zente Zedidu a tale derettu; Su titulu, ergo, est infettu De infeudassione E i sas biddas reione Tenene de l'impugnare 11. Sas tassas in su prinzipiu Esigiazis limitadas, Dae pustis sunt istadas Ogni die aumentende, A misura chi creschende Sezis andados in fastu, A misura chi in su gastu Lassezis s 'economia. 12. Non bos balet allegare S'antiga possessione Cun minettas de presone, Cun gastigos e cun penas, Cun zippos e cun cadenas Sos poveros ignorantes Derettos esorbitantes Hazis forzadu a pagare 13. A su mancu s 'impleerent In mantenner sa giustissia Castighende sa malissia De sos malos de su logu, A su mancu disaogu Sos bonos poterant tenner, Poterant andare e benner Seguros per i sa via. 14. Est cussu s'unicu fine De dogni tassa e derettu, Chi seguru et chi chiettu Sutta sa legge si vivat, De custu fine nos privat Su barone pro avarissia; In sos gastos de giustissia Faghet solu economia Né alcun potrà presumere Che volontariamente Tanta povera gente Innanzi a voi si prostri; Questi titoli vostri San d'infeudazione Le ville hanno ben ragione Di volerli impugnare. I balzelli che prima Sembravan men penosi, Più forti e più dannosi A noi voi li rendeste Man mano che cresceste In lusso ed in pretese, Scordando tra le spese La buona economia. Né vi giova accampare Possession avita. Con minacce di vita, Con castighi e con pene, Con ceppi e con catene Dai poveri ignoranti Imposte esorbitanti Voi sapeste spillare. E almeno si spendesse In pro della Giustizia Per punir la nequizia Degli sparsi predoni, E potessero i buoni Di salute fruire Ed andare e venire Sicuri per la via! A ciò solo servire Dovrian pesi e diritti, A guardar da' delitti Chi nella legge viva. Ma di tal ben ci priva Del Baron l'avarizia Che in spese di giustizia Fa solo economia Non è pensabile che deliberatamente la povera gente abbia rinunciato alle sue proprietà; il titolo ergo è sinonimo di irregolare appropriazione, e i villaggi hanno ben ragione di impugnarlo. Inizialmente le tasse almeno esigevate limitate, poi esse sono andate aumentando giorno per giorno, in modo che con la loro crescita siete diventati ricchissimi, in modo che nello sperpero abbandonavate ogni economia. E’ inutile che parliate di proprietà di antica data; minacciando la galera, punizione e pene, ceppi e catene, i poveri ignoranti, diritti esorbitanti avete costretto a pagare. Almeno impiegaste le sostanze per mantenere la giustizia, castigando la malvagità dei delinquenti locali; almeno così un po’ di sollievo gli onesti avrebbero avuto, avrebbero potuto andare e venire sicuri, per la strada. Questo è l’unico fine delle tasse e dei diritti, che sicuri e tranquilli si viva sotto la legge, ma di ciò ci priva il barone per avarizia nelle spese per la giustizia, solo là fa economia. 15. Su primu chi si presenta Si nominat offissiale, Fattat bene o fattat male Bastat non chirchet salariu, Procuradore o notariu, O camareri o lacaju, Siat murru o siat baju, Est bonu pro guvernare. 16. Bastat chi prestet sa manu Pro fagher crescher sa rènta, Bastat si fetat cuntenta Sa buscia de su Segnore; Chi aggiuet a su fattore A crobare prontamente E s'algunu est renitente Chi l'iscat esecutare 17. A boltas, de podattariu, Guvernat su cappellanu, Sas biddas cun una manu Cun s'attera sa dispensa. Feudatariu, pensat Chi sos vassallos non tenes Solu pro crescher sos benes, Solu pro los iscorzare. 18. Su patrimoniu, sa vida Pro difender su villanu Cun sas armas a sa manu Cheret ch 'istet notte e die; Già ch 'hat a esser gasie Proite tantu tributu? Si non si nd'hat haer fruttu Est locura su pagare. 19. Si su barone non faghet S'obbligassione sua, Vassallu, de parte tua A nudda ses obbligadu; Sos derettos ch'hat crobadu In tantos annos passodos Sunu dinaris furados E ti los devet torrare. Chi sa meglio brigare Vien fatto uffiziale. Faccia egli bene o male, Ma non chiegga denaro; Leguleio o notaro, Servidore o lacché Sia bigio o sia tam. Nato è per governare Basta che faccia in modo Di render più opulenta L'entrata e più contenta La borsa del signore, Ed aiuti il fattore A trovar, prestamente O messo od altra gente Scaltra nel pignorare. Talvolta da Barone Suol fare il cappellano; Le ville ha in una mano Nell'altra ha la dispensa. Feudatario, deh! pensa Che schiavi non ci tieni Per accrescerti i beni, Poterci scorticare. Tu vuoi che per difenderti Il povero villano Vegli con l'arme in mano L'intera notte e il dì; Se deve esser così E se nulla godiamo Di ciò a te paghiamo, E' da stolti il pagare. E se il Barone gli impegni Se il Barone non fa il suo dovere, vassallo, da parte tua non hai obblighi alcuni; i diritti che ti ha sottratto in tanti anni passati, sono denari rubati e te li deve restituire. Il primo che si presenta si nomina ufficiale, faccia bene o male, purché non chieda salario: procuratore o notaio, cameriere o lacché, bianco o nero, è adatto per governare. Basta che si adoperi per incrementare la rendita, basta che soddisfi la borsa del Signore; che aiuti il fattore a riscuotere velocemente, e se vi è qualche renitente, che lo sappia pignorare. Come se fosse il Feudatario talvolta governa il cappellano i villaggi con una mano e con l’altra la dispensa. feudatario, pensa che non hai i vassalli solo per aumentare i tuoi beni, solo per scorticarli. Il patrimonio e la vita per difenderli, il paesano, con la armi in mano occorre che stia notte e giorno; data che deve essere così, perché tanti tributi? Se essi non danno alcun frutto E ‘una pazzia pagarli. Se il Barone non fa il suo dovere, vassallo, da parte tua non hai obblighi alcuni; i diritti che ti ha sottratto in tanti anni passati, sono denari rubati e te li deve restituire. 20. Sas rèntas servini solu Pro mantenner cicisbeas, Pro carrozzas e livreas, Pro inutiles servissios, Pro alimentare sos vissios, Pro giogare a sa bassetta, E pro poder sa braghetta Fora de domo isfogare, 21. Pro poder tenner piattos Bindighi e vinti in sa mesa, Pro chi potat sa marchesa Sempre andare in portantina; S'iscarpa istrinta mischina, La faghet andare a toppu, Sas pedras punghene troppu E non podet camminare 22. Pro una littera solu Su vassallu, poverinu, Faghet dies de caminu A pe', senz 'esser pagadu, Mesu iscurzu e isporzadu Espostu a dogni inclemenzia; Eppuru tenet passienzia, Eppuru devet cagliare. 23. Ecco comente s 'impleat De su poveru su suore! Comente, Eternu Segnore, Suffrides tanta ingiustissia? Bois, Divina Giustissia, Remediade sas cosas, Bois, da ispinas, rosas Solu podides bogare. 24. Trabagliade trabagliade O poveros de sas biddas, Pro mantenner in zittade Tantos caddos de istalla, A bois lassant sa palla Issos regoglin' su ranu, E pensant sero e manzanu Solamente a ingrassare. Giovan solo le rendite A procacciar brillanti, Livree, carrozze e amanti, A creare servizi Vani, a crescer vizi. A scacciar la noia E a poter ogni foia fuori casa sfogare, Ad avere dieci o venti Portate a mensa ognora, Per poter la signora: Cullare in portantina; La scarpetta (o meschina!) Le sbuccia il bel piedino, Lo punge un sassolino E non può camminare Per portare un messaggio Il vassallo, tapino!, Fa giorni di cammino A piedi, non pagato, Va scalzo, sbrendolato, Esposto a ogn'inclemenza E pur con pazienza Soffre e non de' parlare. Così si sparge il vivo Sangue del nostro cuore! Or come tu, Signore, Soffri tanta ingiustizia? Tu, Divina Giustizia, Rimedia queste cose, Tu sol puoi far le rose Dai tronchi germogliare. O miseri villani, Sfiniti dal lavoro Per mantener costoro Come tanti stalloni! Per lor sono i covoni, A voi dan la pagliata, E sbarcan la giornata Pensando ad ingrassare. Le rendite servono soltanto per mantenere amanti, per carrozze e livree, per servizi inutili, per alimentare i vizi, per giocare a bassetta, e poter gli istinti sessuali sfogare fuori di casa. Per poter avere piatti quindici e venti a tavola, affinché possa la marchesa andare sempre in portantina, la scarpa stretta, poverina, la fa zoppicare, le pietre pungono troppo e non può camminare. Solo per una lettera il vassallo, poveretto, fa giorni di strada a piedi, senza compenso, mezzo scalzo e nudo, esposto alle intemperie, eppure ha pazienza, eppure deve tacere. Ecco come si impiega il sudore dei poveri! Come, Eterno Signore, sopportate tanta ingiustizia? Voi, divina Giustizia, ponete rimedio alle cose, voi rose dalle spine, solo Voi potete far nascere. O poveri dei villaggi, lavorate, lavorate, per mantenere in città tanti stalloni, a voi lasciano la paglia, loro prendono il grano, e pensano mattina e sera soltanto ad ingrassare. 25. Su segnor feudatariu A sas undighi si pesat. Dae su lettu a sa mesa, Dae sa mesa a su giogu. Appustis pro disaogu Andat a cicisbeare; Giompid'a iscurigare Teatru, ballu, allegria 26. Cantu differentemente, su vassallu passat s'ora! Innantis de s'aurora Già est bessidu in campagna; Bentu o nie in sa muntagna. In su paris sole ardente. Oh! poverittu, comente Lu podet agguantare!. 27. Cun su zappu e cun s'aradu Penat tota sa die, A ora de mesudie Si zibat de solu pane. Mezzus paschidu est su cane De su Barone, in zittade, S'est de cudda calidade Chi in falda solent portare. 28. Timende chi si reforment Disordines tantu mannos, Cun manizzos et ingannos Sas Cortes han impedidu; Et isperdere han cherfidu Sos patrizios pius zelantes, Nende chi fint petulantes Et contra sa monarchia 29. Ai caddos ch'in favore De sa patria han peroradu, Chi s'ispada hana ogadu Pro sa causa comune, O a su tuju sa fune Cheriant ponner meschinos. O comente a Giacobinos Los cheriant massacrare. Sorge tardi dal letto Il feudatario, e pensa Tosto a mettersi a mensa, Va dalla mensa al gioco; Per poi svagarsi un poco Si reca a donneare; Più tardi, all'annottare, Scene, danze, allegria. Quanto diversamente Volge al vassallo l'ora! Già prima dell'aurora Egli è nella campagna; Brezze e nevi in montagna, Al piano sole ardente; Ahi! come può il paziente Tal vita tollerare! Con la vanga e l'aratro Geme l'intero giorno; Biascica a mezzo giorno Un sol tozzo di pane. Meglio, assai meglio il cane Si pasce del signore. Quel can che a tutte l'ore Suol dietro a sè portare. Le Cortes osteggiarono Con raggiri e soprusi Perché codesti abusi Non dovesser cessare; Cercaron di fugare I patriotti migliori Dicendoli fautori D'odio alla monarchia. A chi levò la voce Per la natia contrada A chi strasse la spada Per la causa comune Volean cinger di fune Il collo: od i meschini Siccome Giacobini Volevan massacrare. Il Signor Feudatario si alza alle undici: dal letto alla tavola, dalla tavola al gioco; e dopo, per svago, va a cicisbeare fino al tramonto teatro, balli, allegria Quanto diversamente passa il tempo il vassallo! Prima dell’aurora è già in campagna, vento o neve nella montagna, sole ardente in pianura, o poveretto, come può resistere tanto? Con la zappa e con l’aratro lotta tutto il giorno, verso mezzogiorno si ciba solo di pane, viene trattato meglio il cane del Barone, in città, se è di quella razza che solitamente portano in tasca. Temendo che si ricreino disordini tanto grandi, con intrighi e inganni le Corti hanno impedito; e hanno disperso i patrizi più zelanti, dicendo che erano petulanti e contrari alla Monarchia. A coloro che in favore della patria hanno lottato, che hanno impugnato la spada per la causa comune, o una fune al collo, meschini, volevano mettere, o come Giacobini li volevano massacrare. 30. Però su chelu hat difesu Sos bonos visibilmente, Atterradu bat su potente, Ei s'umile esaltadu, Deus, chi s'est declaradu Pro custa patria nostra, De ogn'insidia bostra Isse nos hat a salvare. 31. Perfidu feudatariu! Pro interesse privadu Protettore declaradu Ses de su piemontesu. Cun issu ti fist intesu Cun meda fazilidade: Isse papada in zittade E tue in bidda a porfia. 32. Fit pro sos piemontesos Sa Sardigna una cucagna; Che in sas Indias s 'Ispagna Issos s 'incontrant inoghe; Nos alzaiat sa oghe Finzas unu camareri, O plebeu o cavaglieri Si deviat umiliare... 33. Issos dae custa terra Ch'hana ogadu migliones, Beniant senza calzones E si nd'handaiant gallonados; Mai ch'esserent istados Chi ch'hana postu su fogu Malaittu cuddu logu Chi criat tale zenìa 34. Issos inoghe incontràna Vantaggiosos imeneos, Pro issos fint sos impleos, Pro issos sint sos onores, Sas dignidades mazores De cheia, toga e ispada: Et a su sardu restada Una fune a s'impiccare! Ma il cielo, il ciel i giusti Guardò veracemente; Atterrato ha il possente E ha l'umile esaltato Iddio s'è dichiarato Per questa terra nostra, Ed ogni insidia vostra Egli dovrà sfatare. Per far tue mire prave, Feudatario inumano, Chiaramente la mano Distendi al Piemontese E con lui sulle intese Stai per far le tue voglie I borghi tu, egli toglie Le cittadi a pelare. Fu per Piemontese l'isola Nostra una gran cuccagna; Come l'Indie la Spagna Egli ci mette in croce; Non mai levò la voce Un vil cameriere, Che servo o cavaliere Non si dovean piegare Essi da questa terra han tratto milioni. Giungean senza calzoni E partian gallonati Non ci fossero mai stati Per cacciarci in tal fuoco. Sia maledetto il loco Che cresce tal genia. Essi trovano tra noi Splendidi maritaggi A lor gli appannaggi, A lor tutti gli onori, Le dignità maggiori Di stola, spada e toga; Ed al sardo una soga Per potersi appiccare. Però il cielo ha difeso i buoni in modo evidente ha atterrato il potente, ed esaltato gli umili. Iddio, che si è dichiarato in favore della nostra patria, da ogni vostra minaccia egli ci salverà. Perfido feudatario! Per interesse personale Un protettore dichiarato Sei dei piemontesi: con loro ti accordasti con molta facilità, lui mangia in città, e tu in paese, a gara. Era per i piemontesi una cuccagna, la Sardegna: come la Spagna nelle Indie essi si trovavano qui; ci alzava la voce perfino un cameriere; o plebeo o cavaliere, il sardo si doveva umiliare. Loro dalla nostra terra hanno portato via milioni, venivano senza pantaloni e ripartivano gallonati. Mai fossero venuti che ci hanno bruciato tutto! Maledetto il paese Che crea una simile razza. Loro qui incontravano matrimoni vantaggiosi, per loro erano gli impieghi, per loro erano gli onori, le maggiori dignità di chiesa, toga e spada: e al sardo restava una fune per impiccarsi. 35. Sos disculos nos mandàna Pro castigu e curressione, Cun paga e cun pensione Cun impleu e cun patente; In Moscovia tale zente Si mandat a sa Siberia Pro chi morzat de miseria, Però non pro guvernare 36. Intantu in s'insula nostra Numerosa gioventude De talentu e de virtude Ozïosa la lassàna: E si algun 'nd'impleàna Chircaiant su pius tontu Pro chi lis torrat a contu cun zente zega a trattare. 37. Si in impleos subalternos Algunu sardu avanzàna, In regalos non bastada Su mesu de su salariu, Mandare fit nezessariu Caddos de casta a Turinu Et bonas cassas de binu, Cannonau e malvasia. 38. De dare a su piemontesu Sa prata nostra ei s'oro Est de su guvernu insoro Massimu fundamentale, Su regnu andet bene o male No lis importat niente, Antis creen incumbeniente Lassarelu prosperare. 39. S'isula hat arruinadu Custa razza de bastardos; Sos privilegios sardos Issos nos hana leadu, Dae sos archivios furadu Nos hana sas mezzus pezzas Et che iscritturas bezzas Las hana fattas bruiare. Tutti i facinorosi tra noi per punizione Mandan, e han pensione E stipendi e patente; In Russia una tal gente La si manda in Siberia Per crepar di miseria Ma non per governare. E intanto, intanto lasciano Qui molti virtuosi Giovani inoperosi Che in mezzo all’ozio annegano: e se alcuno ne impiegano Lo cercano sciocco a prova, Però che a loro giova Coi ciechi aver da fare Se d’impiegatucci al sardo Talor son liberali, Questi deve in regali Spender tutto il salario, Poiché gli è necessario Di spedire a Torino Bei cavalli, buon vino, Cannonau e malvasia Nel dar al Piemontese Il nostro oro e l’argento Sta tutto il fondamento Della possanza loro. E che importa a costoro Che vada male il regno, Se essi credon non degno Il farlo prosperare? Guasto ha l'isola nostra Quest'orda di bastardi; I privilegi sardi Ci ha tolto; degli archivi Nostri ci ha fatto privi; Come robaccia, parte Delle memori carte Nostre ha fatto bruciare. Ci mandavano i peggiori per castigo e pena, con salario e pensione, con impiego e con patente. A Mosca gente simile La mandano in Siberia, ma per farla morire di miseria, non per governare Intanto nella nostra isola numerosi giovani il talento,muniti di virtù, li lasciavano nell’ozio; e se ne impiegavano alcuno cercavano il più tonto, perché a loro conveniva trattare con gente stupida. Se in lavori subalterni qualche sardo faceva progressi, per fare regali non gli bastava metà salario, inviare si dovevano cavalli di razza a Torino, e casse di buon vino, Cannonau e Malvasia. Garantire al Piemonte la nostra argenteria e l’oro è del loro governo la massima fondamentale. Del regno sardo, vada bene o male, a loro non importa nulla, anzi credono non sia conveniente lasciarlo prosperare. Hanno rovinato l’isola questa razza di bastardi, i privilegi sardi che li hanno portati via; hanno rubato dagli archivi i documenti più importanti, e come scritti inutili li hanno fatti bruciare. 40. De custu flagellu, in parte, Deus nos hat liberadu. Sos sardos ch'hana ogadu Custu dannosu inimigu, E tue li ses amigu, O sardu barone indignu, E tue ses in s'impignu De 'nde lu fagher torrare 41. Pro custu, iscaradamente, Preigas pro su Piemonte, Falzu chi portas in fronte Su marcu de traitore; Fizzas tuas tant'honore Faghent a su furisteri, Mancari siat basseri Bastat chi sardu no siat. 42. S'accas 'andas a Turinu Inie basare dès A su minustru sos pes E a atter su... già m 'intendes; Pro ottenner su chi pretendes Bendes sa patria tua, E procuras forsis a cua Sos sardos iscreditare 43. Sa buscia lassas inie, Et in premiu 'nde torras Una rughitta in pettorra Una giae in su traseri; Pro fagher su quarteri Sa domo has arruinodu, E titolu has acchistadu De traitore e ispia. 44. Su chelu non faghet sempre Sa malissia triunfare, Su mundu det reformare Sas cosas ch 'andana male, Su sistema feudale Non podet durare meda? Custu bender pro moneda Sos pobulos det sensare. Ma (volle Iddio) siam quasi Da tal danno risorti. I Sardi sono insorti Contro l'empio nemico, E tu, Baron, da amico Anche adesso lo tratti! E indegno ti arrabatti Per farlo ritornare? Perciò tu a viso aperto Decanti il Piemonte, Vile, lo stigma in fronte Del traditor tu porte! Le tue figlie la corte Fanno al primo venuto, Valga men d'uno sputo Pur che sardo non sia. Se ti rechi a Torino, Non appena lo vedi Baci al ministro i piedi, Baci agli altri il...m'intendi; Purché ciò che pretendi Ti diano per danaro, Vendi la patria e caro Ti è dei sardi sparlare. Là ti mungon la borsa, Ma in cambio fai ritorno Di croci e stemmi adorno. Perché venisse eretto Il quartiere, il tuo tetto, Il tuo tetto atterrasti, E nome meritasti Di traditore e spia. Ma il cielo non vuol che sempre Trionfi la tristizia E deve la giustizia Infrangere ogni male. La potestà feudale Già tocco ha la sua meta; Il vender per moneta Le plebi de' cessare. In parte, di questo flagello, Dio ci ha liberati, i sardi hanno cacciato questo odioso nemico e tu sei suo amico, indegno barone sardo; e tu ti adoperi per farlo ritornare! Per questo, sfacciatamente, preghi per il Piemonte. Falso! Che hai in fronte Il marchio del traditore, tue figlie tanto onore fanno al forestiero, anche se fosse un lavagabinetti, purché non sia sardo. Se per caso vai a Torino là devi baciare i piedi al Ministro, e ad altri il…, già mi capisci, per ottenere ciò che chiedi vendi la tua patria, e forse cerchi nascostamente di screditare i Sardi. Là lasci la borsa, e ritorni con in premio una croce sul petto, una chiave sul sedere: per costruire la caserma hai distrutto la casa, e hai guadagnato il titolo di spia e traditore. Il cielo non lascia sempre trionfare il male; il mondo deve porre rimedio alle cose che vanno male; il sistema feudale non può durare molto, il vendere per denaro i popoli, deve terminare. 45. S'homine chi s 'impostura Haiat già degradadu Paret chi a s'antigu gradu Alzare cherfat de nou; Paret chi su rangu sou Pretendat s'humanidade; Sardos mios, ischidade E sighide custa ghia. 46. Custa, pobulos, est s'hora D'estirpare sos abusos! A terra sos malos usos, A terra su dispotismu; Gherra, gherra a s'egoismu, Et gherra a sos oppressores; Custos tirannos minores Est prezisu humiliare. 47. Si no, chalchi die a mossu Bo 'nde segade' su didu. Como ch'est su filu ordidu A bois toccat a tèssere, Mizzi chi poi det essere Tardu s 'arrepentimentu; Cando si tenet su bentu Est prezisu bentulare.






Traduzione italiana della versione di Maria Carta, dal sito della Fondazione Maria Carta.
IL PATRIOTA SARDO AI SUOI FEUDATARI

Cercate di moderare
la tirannia, oh baroni
perché giuro per la mia vita
tornerete con i piedi per terra.
E’ già stata dichiarata guerra
contro la vostra prepotenza
perché la pazienza,
nel popolo, inizia a mancare.

Per poche migliaia di lire,
e talvolta per niente,
tante popolazioni
sono schiave eternamente,
e migliaia di persone
servono un tiranno.
Povero genere umano
Povera generazione sarda.

Popolo, questa è l’ora
di estirpare gli abusi:
fuori il malcostume!
Fuori il dispotismo!
Guerra all’egoismo!
Guerra agli oppressori!
Questi tiranni minori
è giusto siano umiliati.







Non potho reposare

Non potho reposare

Non potho reposare amore e coro
pensende a tie so donzi momentu
no istes in tristura prenda 'e oro
ne in dispiaghere o pensamentu.
T'assiguro ch'a tie solu bramo
ca t'amo forte t'amo, t'amo, t'amo.

Si m'esseret possibile de anghelu
s'ispiritu invisibile picabo
sas formas e furabo dae chelu
su sole e sos isteddos e formabo
unu mundu bellissimu pro tene
pro poder dispensare cale bene.

Ojos tristos cun delirios e ammentos
che umbras mi lassades su manzanu
preguntende a dogni coro amadu
a immagine chi si formant in beru
si 'idu an'in su mundu tantu amore
ca amare tantu est sì tantu dolore.

Si 'idu an'in su mundu tantu amore
ca amare tantu est sì tantu dolore.

la poesia sarda più bella , cantata dalla voce più bella .
Volutamente, non forniamo la traduzione in italiano, non vogliamo correre il rischio di ... storpiare una così bella poesia, a buoni intenditori, poche parole.
Sappiate che l'italiano è una lingua neo-sarda, così, giusto per mettere le cose in chiaro.




Deo no isco

Un testo quanto mai attuale 



Deo no isco, sos carabineris

in logu nostru prit'est chi bi sune,
e no arrestant sos bangarrutteris.

Bi cheret una furca e una fune,
e impiccar'impiccare continu,
finas a si purgare sa Comune.

Torret sa legge de Villamarinu:
pro chi su male non fettat cangrena
bi cheret a duttore su boccinu.

Viles c'hant meritadu sa cadena,
sa giustissia puru hana trampadu,
gai s'hant infrancadu dogni pena.

Mentres chi unu poveru appretadu
furat pro s'appititu unu cogone,
lu 'ides arrestadu e cundennadu.

Su famidu chi furat un'anzone
est cundennadu dae sos giurados
fin'a degh'annos de reclusione.

E narrer chi b'hat palattos fraigados
dae sa man'infam' 'e sa rapina,
sos meres, ladros, sunt pius amados!

Sa ros'in custos tempos est ispina,
o'in die s'ispina si nàt rosa:
si pagat su piuer pro farina.

Sa limba de s'infamia velenosa
si una rosa b'hat gentil'e bella,
ti la dipinghet fea e ispinosa.

Miseru chie corcad'in carrella,
e in nottes serenas de lugore
pro ips’in chelu non lught istella.

Miserinu su c'andat pedidore
a pedir'unu bicculu 'e pane
a su gianile de calchi segnore.

Su riccu dàt biscottos a su cane,
e a su poveru narat: «Preizosu,
trivaglia, e dae me istad'addane».

Su chi no est istadu bisonzosu
incapaz’est de bonas aziones,
non podet esser mai piedosu.

Tottu sos poverittos sunt mandrones
pro sos attattos, ca no hant connotu
famen, affannos e afflissiones.

Ma si s'avverat cuddu terremotu,
su chi Giagu Siotto est preighende,
puru sa poveres'hat haer votu.

Happ'a bider dolentes esclamende:
«Mea culpa», sos viles prinzipales;
palatos e terrinos dividende.

Senza distinziones, curiales
devimus esser, fizos d'un'insigna,
liberos, rispettados uguales.

inviata da Bartleby 


Traduzione italiana di Marco Maulu, trovata su Onemoreblog, da “Peppino Mereu. Poesias”, 2004.


IO NON SO, I CARABINIERI

Io non so, i carabinieri, 
da noi che ci stanno a fare, 
e non arrestano i bancarottieri. 

Ci vuole una forca e una fune, 
e impiccare, impiccare di continuo, 
finché non si sia purgato il Comune. 

Torni la legge di Villamarina: 
perché il male non vada in cancrena 
ci vuole come dottore l’aguzzino. 

Vili che hanno meritato la catena, 
hanno ingannato anche la giustizia, 
così si sono affrancati da ogni pena. 

Mentre un povero bisognoso 
che ruba per fame un pane, 
lo vedi arrestato e condannato. 

L’affamato che ruba un agnello 
è condannato dai giurati 
anche a dieci anni di reclusione. 

E dire che ci sono palazzi costruiti 
dalla mano infame della rapina, 
i padroni, ladri, sono più amati! 

La rosa in questi tempi è spina, 
oggi la spina si chiama rosa: 
si paga la polvere per farina. 

La lingua dell’infamia velenosa 
se esiste una rosa gentile e bella 
te la dipinge brutta e spinosa. 

Misero chi dorme per strada, 
e nelle notti serene di luce 
per lui nel cielo non brilla una stella. 

Poverino colui che va elemosinando 
a chiedere un tozzo di pane 
sulla soglia di qualche signore. 

Il ricco dà biscotti al cane, 
e al povero dice: «Poltrone, 
lavora e da me stai lontano». 

Chi non è stato bisognoso 
è incapace di buone azioni, 
non può essere mai pietoso. 

Tutti i poveretti sono poltroni 
per chi è sazio, perché non hanno conosciuto 
fame, affanni e afflizioni. 

Ma se s’avvera quel terremoto, 
quello che Jago Siotto va predicando, 
anche la povertà avrà il voto. 

Vedrò dolenti esclamare: 
«Mea culpa», i vili padroni; 
dividendo palazzi e terreni. 

Senza distinzioni, curiali 
dobbiamo essere, figli d’un’insegna,