venerdì 14 dicembre 2018

Smartphone in mano, cerume nelle orecchie e tziddica negli occhi

Ieri ho avuto una agitata discussione con due prototipi sardi del "miracolo economico italiano".
Due tizi sulla trentina o giù di lì, forse fidanzati, o forse novelli sposi, probabilmente convinti di essere al vertice della piramide economica solo perchè entrambi lavorano. Quando hanno cominciato a decantare la bellezza della società attuale, e i "progressi" tecnologici in atto, ma soprattutto la convinzione di essere dal punto di vista economico al riparo da qualunque avvento negativo, ho preferito giocare di fioretto, ed ho risposto: "del resto chi è in italia che non ha almeno trecentomila euro in banca?" 


 


Il loro sguardo stupito e allo stesso tempo indagatore, mi ha fatto capire che forse avevo colpuito nel segno, volevano scoprire se avessi veramente quella cifra in banca. Mi avevano un tantino irritato in precedenza perchè affermavano di considerarsi figli e ammiratori dell'italianità apprezzata in tutto il mondo, al che ho risposto che di italiano io non avevo nemmeno un capello, che mi consideravo sardo al 120%.
Forse capendo che sono in età da pensione, la ragazza, dopo un brillante ragionamento, nel quale ha messo in evidenza tutto il suo acume italico, mi ha sbattuto in faccia la frase: "sei sardo ma non ti vergogni di prendere dall'italia la tua pensione mensile." Al che, con tutta la mia proverbiale calma, che tutti quelli che mi conoscono mi riconoscono, ho spiegato che la pensione viene erogata dallo stato in cui si è lavorato. Se avessi lavorato in germania, per esempio, la pensione verrebbe corrisposta dallo stato tedesco. La sua preparazione culturale da perfetta teledipendente non le ha consentito di capire il mio semplicissimo ragionamento, spalleggiata dall'altrettanto sveglio compagno, che mi diceva che se ero coerente con la mia sardità non avrei dovuto accettare niente dallo stato italiano. Quando l'imbecillità umana raggiunge certe altezze, è inutile insistere con gente che ha cerume nelle orecchie, tziddica negli occhi e scorie nel cervello. Naturalmente non ho spiegato loro che ho lavorato (e pagato fior di contributi previdenziali all'italia, cosa che mi fa ancora senso) molto più di quarant'anni, e in un gioco di raffinata (forse) strategia, ho instillato nel loro cervellino l'ipotesi che la mia pensione la stavano pagando loro. Al che i due intelligentoni si sono un tantino prima allarmati, poi alterati, e quasi mi dicevano sconsolati che al vertice della piramide economica non c'erano più loro, ma io, che ogni mese vado alla posta a ritirare i soldini che loro versano.
Incassato malamente il colpo, mi dicono che con un retrogrado come me è inutile discutere, e come spesso  è capitato  in altre occasioni, mi sono sentito dire che sono un ignorante. Ho risposto che sono così ignorante che ho perso la vista sui libri.
Certo che essere definito ignorante da due che hanno dimostrato di non conoscere la differenza tra stato e nazione (dicevano che nazione è l'italia, e sardegna è regione), da due che non sanno che tasse e imposte sono due cose diverse, che l'euro non è moneta italiana, che la scuola non significa cultura, e che la religione corrisponde alla morale, è alquanto frustrante (se fosse vero, ma so esattamente che i frustrati congeniti per mancanza di materia grigia sono loro).
Mi hanno persino rimproverato il fatto che con loro parlavo in italiano, e non in sardo, ho cercato di spiegare che parlare italiano corrisponde a parlare una variante della lingua sarda,  come pure parlare spagnolo, francese, tedesco o inglese. Mi hanno guardato sbalorditi. In cuor mio penso che mi abbiano preso per pazzoide.
Solo adesso mi accorgo che il tempo che ho perso a stare appresso a quei due balossus, avrei potuto impiegarlo in maniera più fruttuosa, ma mi accontento, quanto meno ne è nato questo articolo, bontà loro.
Diffidate dai sardi che credono di essere italiani, che senza l'italia non ce la possiamo fare, ma fino a quando non sparano stronzate colossali, capiteli, anni di istruzione scolastica e mediatica, vibrazioni spurie di centri commerciali e di telefonini perennemente attaccati alle orecchie, effetti dei graffi nel cielo che non a tutti fanno lo stesso effetto, e soprattutto la mancanza di cultura alternativa alla scuola e al sistema, hanno fatto il resto, hanno costruito una generazione di schiavi che non sanno di esserlo, di consumatori compulsivi, di zombie che camminano, contenti di essere trattati da bestiame, una generazione, appunto, di italiani.
:Mariano-Abis.





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