venerdì 17 marzo 2023

Se fossi un sindaco.






Se fossi un sindaco.

Premetto che non potrei mai esserlo, perchè non riconosco l'italia e le sue elezioni.
Andare a votare significherebbe per me ripudiare la mia nazione.
Ma fare delle supposizioni, non costa niente, e quindi supponiamo, immaginiamo, ipotizziamo.
Ammesso e non concesso, appunto.
Ammettiamo che esista sinergia perfetta in giunta, e che le mie decisioni siano già state discusse e approvate.
Dato che ho già, essendo stato "eletto" dai miei "concittadini", il loro consenso agli occhi dello stato, vorrei avere ancora più certezze al riguardo.
Porrei una serie di domande, per precisare alcuni aspetti.
Vorrei sapere se i miei concittadini siano consenzienti a stare con mamma italia, riconoscerne la moneta (che sua non è), sottostare a regole comunitarie, che non abbiamo mai approvato direttamente, chiederei se siano disposti ad accettare una moneta nostra, popolare, al posto dell'euro, che ricordo essere moneta, appunto privata.
Porrei mano, nel caso, con quel sistema certificato di riconoscimento di prestazioni o consegna beni, alla costruzione di un grande mercato nel quale chiunque abbia qualcosa da vendere lo possa fare.
Chiunque abbia interesse a far conoscere il suo campo di azione, lo potrebbe sponsorizzare in quel mercato.
Un artigino potrebbe esporre i suoi manufatti.
Un contadino o allevatore i suoi prodotti.
Un artista le sue opere.
Un inventore potrebbe proporre una soluzione derivata dal suo ingegno.
Un impresario potrebbe far conoscere le sue realizzzioni, o i suoi progetti, e così via discorrendo.
La costruzione di un grande mercato popolare potrebbe, per un buon periodo, consentire di azzerare la disoccupazione.
Quanti ambienti da pulire, da rendere gradevoli.
Quante strade da costruire, quanti terreni da migliorare o rimboschire.
Consentirei la circolazione di quei certificati, o di vera e propria moneta popolare, di modo che l'economia del paese si risollevi e garantisca soddisfacimento di necessità basilari.
Inviterei famiglie e aziende a riconoscere tali monete, nel loro esclusivo interesse, garantendo il comune per esse.
Inviterei amministrazioni di paesi limitrofi a fare altrettanto.
Costituirei una sorta di presidio popolare (stipendiato con buoni emessi dal comune) per azzerare eventuali azioni dannose che lo stato colonizzatore della nostra terra, mette spesso in atto, ragionando con i loro rppresentnti e con la gente, sulla loro effettiva ed etica funzione nel territorio comunale.
Ben sapendo che il diritto internazionale consente forme concrete di decolonizzazione, non vedo perchè non possa essere un sindaco a metterle in atto.
Costituirei un pubblico registro comunale delle imprese, sganciate da logiche italiane, di modo che eventuali introiti fiscali, non abbiano ad emigrare verso roma, ma restino nel territorio.
Potrei essere arrestato dopo pochi giorni, ma almeno avrei cercato di far uscire dal disastro economico la mia gente.
Un sindaco giura fedeltà alla repubblica italiana, e siccome la repubblica italiana dovrebbe essere (anche se nella realtà non lo è) la gente che la compone, farei gli interessi della mia gente.
Ammettiamo, e concediamolo, perchè è verità, che abbia fatto un ragionamento usando il termine "sindaco", ma intendendo una qualunque organizzazione che rappresenti la gente, o più specificatamente rappresenti la popolazione del suo comune, o allargando gli orizzonti, rappresenti il Popolo Sardo, è nato per fare i suoi interessi, e se esistono istituzioni che negano diritti sacrosanti alla nostra gente, esso esiste per contrastare quelle azioni.
Esiste per decolonizzare la nostra nazione.
E la fatidica domanda che come sindaco avrei fatto, la farei anche come portavoce di una ipotetica organizzazione che abbia i crismi per rappresentare diversamente il popolo sardo.
"Volete voi, Popolo Sardo, decolonizzarvi dallo stato italiano?
Se la risposta è si, allora sappiate che questa ipotetica organizzazione, senza la vostra azione, nulla potrà fare, la libertà non viene concessa, la libertà la deve conquistare con rischi e sacrifici, ciascuno di noi.
Ciascuno di noi.
Di contro, se avremo VOI al nostro fianco, riusciremo tutti insieme a portare a termine vittoriosamente il nostro sacrosanto fine istituzionale, che è la libertà della nostra Terra.
L'ultima e sostanziale conclusione, si riassume in questo: una moneta emessa da un sindaco coraggioso, essendo moneta complementare, porterebbe ottimi risultati, avrà comunque risultati transitori, parziali e localizzati, mentre invece una moneta sovrana emessa da un Movimento che utilizza il diritto internazionale sarebbe presente in tutta l'isola, e forse anche oltre, perchè metterebbe in moto scambi finanziari con l'estero, sarebbe esaustiva per i fini che si prefigge, e sarebbe ad effetto continutivo, consentirebbe la realizzazione di infrastrutture azzerando disoccupazione e problematicità tra le più disparate, in TUTTO il territorio nazionale, con moneta sovrana del Popolo Sardo, possiamo fare tutto quello che è necessario per il benessere del nostro Popolo.
TUTTO !!!









































































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