Testo di Domenico Loche Paba
Immagine di Mariano Abis
Quando scrissi questo post pensavo a fatti del 2016, non pensavo certo che potesse avere valenza futura.
Mi rendo conto oggi della sua attualità per nulla sbiadita, anzi...
Lo ripropongo pensando a situazioni ancora presenti, anzi ormai ben radicate e che non accennano a scomparire ovvero, il fascino della notorietà, sotterrando la necessità dell'essere.
Gli appartenenti dell'amministrazione forestale hanno, in ogni tempo e luogo agito nel più rigoroso silenzio, senza MAI, ma proprio mai cercare notorietà e arricchimento di medaglie.
Sento dire spesso: ma i tempi cambiano.
È vero cambiano purtroppo in peggio.
Lo so è un po' lungo il post ma, ne suggerisco caldamente la lettura soffermandosi soprattutto ciò che dice tra le righe.
PARASSITI E PELANDRONI, SONO COME LE VOLPI: PERDONO IL PELO, MA IL VIZIO RIMANE INTATTO!
Scrivono in perfetto italiano, sono talmente bravi (scolasticamente)… riescono persino ad ammaliare.
Parlo di qualcuno che ultimamente si sta impegnando molto, nel tentare di parlare di incendi, ma soprattutto di se stessi; ahimè, parla e basta, anzi, riduce una materia così complessa e, oltremodo così importante, ad un romanzetto tascabile, frivolo, scarsamente credibile, proprio perché tra la materia di cui parla e il romanzetto che scrive, non c’è, e non ci può essere nessun collegamento reale, nemmeno minimo.
Allora mi viene spontaneo intervenire e dire la mia, sulla base di quel che leggo, di ciò che mi ha detto e mi dice un mio carissimo amico intorno agli incendi boschivi.
Parto dal direttore delle operazioni di spegnimento, per dire che NON E’ un titolo che si aquisisce dopo un certo numero di anni che si è indossato un bell’abito, per giunta immeritatamente.
Il direttore delle operazioni di spegnimento degli incendi boschivi E’ IL TITOLO PER ECCELLENZA, che si ottiene, non solo dopo anni di effettiva esperienza, infatti, molti non lo diventano nonostante il possesso di quest’ultima, ma, dopo aver inequivocabilmente dimostrato di possedere qualità e capacitò soprattutto personali che vanno ben oltre la mera conoscenza teorica della materia.
E’ assolutamente necessario, innanzitutto, conoscere perfettamente il territorio, averlo cioè, scolpito nella propria mente, così come si scolpisce sul granito; quel direttore, deve altresì conoscere, perfettamente, le reazioni dei venti e delle conseguenti, inevitabili correnti che si formano a seconda dell’orografia interessata dall’evento; occorre avere una conoscenza perfetta dell’organizzazione strumentale operativa (aerea e terrestre), saperla concretamente “dirigere”; una conoscenza ed ascendente notevole, su tutto il personale impegnato e poi…tanto, tanto coraggio, tale da consentirti, secondo quanto mi dice il mio amico, di “colloquiare” persino con le fiamme che ti sfiorano e tentano di divorarti, ma non lo fanno, non lo fanno e anzi a volte sembrano dirti: “perché tu sei qui?
Vuoi rovinare il mio piano di distruzione?
Ecco che nasce così la sfida vera, nasce cioè, quasi una simbiosi dove si “gioca” a prevenire le mosse l’uno, (direttore delle operazioni di spegnimento), e le fiamme (dall’altro lato); inizia così, una corsa contro il tempo, fatta di decisioni assunte, comunicate ed applicate in una manciata di frazioni di secondo che, sempre, ma proprio sempre, fanno la differenza, costituita essenzialmente da due elementi chiave:
a)-riduzione reale, concreta, visibile, dei danni;
b)-tornare tutti a casa sani e salvi, lasciando il territorio totalmente spento, certi che da quanto fatto, non scaturiranno altre fiamme.
Si ritorna a casa esausti, privi di qualsiasi energia psichica e fisica che si riacquistano però, al solo pensiero di aver fatto in SILENZIO, costruttivo, il proprio lavoro, pronti a riaffrontare con rinnovate energie, anche il giorno dopo in caso di necessità altri incendi, con la speranza che quello possa essere in ogni caso l’ultimo.
Insomma, amiche ed amici, come vedete, secondo quanto mi dice il mio prezioso amico, un incendio in campagna, in bosco, non è cosa per romanzieri neofiti e nemmeno per quelli esperti, perché il fuoco, MAI A NESSUNO fa sconti, men che meno a dei scrivani che non sanno scrivere nemmeno sotto dettatura.
Il “titolo” di direttore delle operazioni di spegnimento di un incendio, come ho già detto e sottolineo, è un titolo che viene universalmente riconosciuto da chi sta al di sopra e al di sotto del soggetto che, a volte si trova ad esserlo senza nemmeno accorgersene, se non quando si vede chiamato a svolgerlo in aree non appartenenti alla rituale circoscrizione ordinariamente affidatagli, ma soprattutto, quando viene chiamato a farlo in metà Sardegna; non lo si acquisisce per avere un grado, una laurea peraltro non pertinente la materia e nemmeno sbandierando mansioni (?) svolte qua e là in qualità di “leccaculiseriali”.
“L’insuccesso”, di quest’anno sugli incendi, si può individuare essenzialmente in due parti:
-La reale, concreta incapacità da parte del potere politico (?), di restituire la materia all’amministrazione principe, che vive oggi momenti di “frustrazione” a modesto parere del mio amico, nel non poter operare autonomamente e autorevolmente su tutta la materia, così come ha sempre fatto fino ad un decennio fa, venendo meno così un concreto coordinamento di tutte le forze in campo, forze che si preoccupano più di primeggiare che di coordinarsi, riconoscendo i propri limiti compreso quello della scarsa conoscenza di quella materia, contendendosi invece, (arbitrariamente), il titolo di principi se non anche di re o regina;
-In secondo luogo, giocano un ruolo fondamentale tutte le amministrazioni locali che, piuttosto che parlare delle situazioni sociali “difficili” all’interno delle loro comunità, e di una fattiva, reale collaborazione con chi di quella materia si occupa istituzionalmente, si scagliano, come abbiamo avuto modo di leggere, contro chi con fatica doppia, tenta di dare risposte alla comunità in generale; insomma, non parlano dei piromani, malati o meno, no … parlano dei ritardi della “macchina” antincendi, perché?
Perché, questo è più semplice e produce notorietà, facendo finta così di scontrarsi con il colpevole, rendendo volutamente colpevole chi di fatto non lo è.
Ma, riprendendo il solco, che mi ha spinto a scrivere intorno a questo argomento, accingendomi alla conclusione, desidero sottolineare soprattutto (secondo il pensiero di quel mio caro amico), quanto e quale ruolo devastante svolgano quelle persone, che pur di apparire, speculano anche su questa delicatissima materia, che così tanto da vicino tocca noi Sardi e soprattutto quei Sardi che a causa di incendi, oggi sono letteralmente in ginocchio.
Chi opera, chi è preposto alla gestione di queste calamità, lo faccia ... lo faccia in silenzio; lo faccia con spirito di sacrificio reale; lo faccia tacendo, soprattutto se non sa cosa dire; lo faccia, mettendosi al servizio di chi, pur non avendo lo stesso incarico o grado, dimostra di saperne anche solo qualche riga in più; lo faccia soprattutto, sapendo, che l’ultimo fuoco che ha spento, è quello delle candeline del proprio compleanno o al massimo, e nella migliore delle ipotesi, di aver spento una fiammella lasciata li, dall’ultimo degli operai che sa che da lì, quella fiammella non può uscire.
PARASSITI E PELANDRONI, ORA CHE L’ANTINCENDIO STA PER FINIRE, COS’ALTRO VI INVENTERETE PER RIMANERE ALLA RIBALTA?
BEH, UN SUGGERIMENTO IN FONDO NON L’HO MAI NEGATO A NESSUNO: PER CONTO MIO E DEL MIO AMICO, INVENTATEVI CIO’ CHE VOLETE, MA NON PARLATE DI INCENDI PERCHE’, SAPENDO CHI SIETE, IL FUOCO, PRIMA O POI VI PUO’ FAR PAGARE LA VOSTRA ARROGANZA!
Domenico Loche Paba
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