Scopo primario di ogni potere, specie se coloniale, è travisare la storia, raccontarla con voci "omologate" al sistema dominante.
Scopo di ogni popolo sottomesso, è confutare con dati di fatto, le bugie del sistema.
La narrazione è ambientata nella Sardegna ottocentesca, a partire dagli ultimi anni del 1700, con la cacciata dei piemontesi da Cagliari, e il successivo tradimento del parlamento sardo che chiedeva ai savoia di tornare, sembra che i sardi di quel (e di questo) periodo, non riescano a vivere se non sotto il giogo straniero.
Sappiamo accendere le rivolte, ma non sappiamo fare le vere rivoluzioni.
Termina con la narrazione, vista con occhi popolari, della emblematica e semi-sconosciuta ai più, di un capitolo di Grande Storia Sarda che risponde al nome di rivolta del pane che ha visto il suo culmine nella Cagliari del 1906.
Buona parte della narrazione si sviluppa in una zona della Sardegna che reputo la più suggestiva dell'isola, l'Ogliastra, e proprio in Ogliastra farò la mia prima presentazione in assoluto di questa mia pubblicazione.
Chiederò ad alcune eccellenze del Movimento di Liberazione del Popolo Sardo, di affiancarmi nella presentazione del libro, che, lo ripeto, cerca di sviluppare il discorso storico confutando le "certezze" scolastiche che il potere cerca di inculcare al colonizzato, rimarcando il fatto che nessun colonizzatore sopporterebbe una superiorità culturale del colonizzato.
Si parlerà della grande truffa statale della legge delle chiudende, e di come i potenti latifondisti e feudatari siano riusciti a chiudere immensi spazi comuni andando contro la legge.
Si parlerà di quell'eccellenza tutta sarda che risponde al nome di Grande Archeologia, delle sinergie con i rivoluzionari francesi, del fatto che la sardità ha sempre fatto paura ai colonizzatori, si parlerà dell'unico canale a disposizione della gente, (poeti e cantadores) per limitare lo strapotere comunicativo statale, delle pessime condizioni nelle quali era tenuta la popolazione sarda.
Storia di sopraffazioni e di riscatto, di rivolte e bardianìe, sembra che la gente, per poter vivere una vita economicamente soddisfacente, dovesse necessariamente infrangere la legge, la legge dei sistemi feudali, stabilisce che chi è povero dovrà restare per sempre povero ed emarginato.
Si rimarcherà il fatto, che storicamente, ieri come oggi, qualsiasi rappresentante del popolo sardo ha tradito e tradirà le juste istanze di libertà per ottenere vantaggi personali.
Ci si dimentica troppo facilmente che dalla Sardegna ancestrale è nata la civiltà occidentale, il libro serve anche per conferire alle Genti Sarde, quell'orgoglio di appartenere ad un Grande Popolo che ha, e può, indirizzare la civiltà umana verso traguardi più naturali e justi.
Il libro è scritto in sardo ogliastrino, campidanese, ed in italiano, alla presentazione, si può parlare "anche" in italiano.
®marianoabis
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