LA PRIMA LETTERA DELLA PAROLA WORLD
romanzo di :Mariano-Abis:
“E ita esti, non stadiasta beni innoi, ka tindi andas, bai, bai con Deus e con Silviu, attesu de innoi.
Kustu prattu chi tadi donau a papai, du segu in terra, po ki non ti serbada prusu, e non torristi a domu mai prusu assoba.
Il piatto in ceramica si frantuma in mille pezzi, scagliato con forza e con rabbia da mamma Luisa, a pochi centimetri dai piedi della futura sposa, e qualche scheggia vola, impazzita, tra gli invitati, e fa compagnia a chicchi di riso e grano che si spargono tutt’attorno, impigliandosi tra i capelli delle invitate.
Le espressioni campidanesi che mamma Luisa usa per dare un risentito addio alla sua unica figlia, è quanto mai chiara: vai, se non stavi bene con noi, vai, vai con Dio e con Silvio, lontana da noi.
Padre Nostro, proteggila.
Questo piatto che tante volte ti ha dato da mangiare, lo taglio in mille pezzi, e non tornare mai più in questa casa da sola.
Padre Nostro, proteggila.
Il rito de “s’aratzia”, compiuto secondo i dettami della tradizione di villasor, paese natale di mamma Luisa, è stato particolarmente toccante, sia per i molti invitati da papà Gesuino e mamma Luisa, sia per Sandra stessa, che si commuove solo quando c’è bisogno di certificare un importante addio.
Le due donne si abbracciano forte, e certo qualche lacrima fa capolino, prontamente asciugata da impercettibili gesti, che nascondono espressioni di commozione che in sardegna non sono né gradite, né usuali, o quanto meno si cerca di tenerle ben celate, almeno in pubblico.