lunedì 28 settembre 2015

lettera aperta









  Lettera aperta ad un parlamentare della cosiddetta repubblica italiana 


Pubblicato da Jolao Mariano Abis ·  


Egregio signor Mauro Pili.
Mi presento, il mio nome da Sardo è Jolao, mentre il nome che mio padre ha fornito alla anagrafe italiana è Mariano Abis.
Mi sono stati concessi i privilegi di scrivere per queste pagine e di far parte del direttivo del Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu.
Perchè signor e non onorevole?
MLNS non riconosce giurisprudenza italiana nella mia e nella sua isola, dove è in difetto di giurisdizione, non riconosce la validità delle elezioni, e delle leggi italiane, il suo fine è portare il popolo sardo alla libertà.
Perchè cosiddetta?
Perchè il nome repubblica è un mero termine di facciata, è più corretto chiamarla trust, società per azioni.
Non conosco le motivazioni che la hanno spinta a tentare un referendum che abbia come fine la autodeterminazione del nostro popolo, un risultato positivo, lo ammetto, è stato raggiunto, molti sardi che ignorano di essere dei colonizzati, forse adesso dovranno fare uno sforzo per valutare questa realtà.
Se altre motivazioni esistessero, mi riservo il diritto di valutarle a parte.
So perfettamente che lei non è così ingenuo da credere che il referendum venga accettato, un mio amico disse che un simile referendum è come fare organizzare la cena di capodanno ad un tacchino, vittima predestinata, io ho fatto un altro esempio, sul suo diario, purtroppo per me, e per lei, è stato cancellato in una manciata di nanosecondi.
Lo riporto qui.
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""se referendum deve essere , sia slegato da logiche del colonizzatore italiano, è impensabile che l'allevatore lasci scappare la pecora che gli fornisce il latte ogni giorno, sarebbe molto più utile un referendum sotto l'egida dell'onu, non sotto controllo italico, ammesso e non concesso che si possa realizzare per le ovvie resistenze""
*
Ho scritto di referendum, giusto per restare in tema, ma una delle strade percorribili sarebbero libere votazioni organizzate dal Movimento, e sotto la super visione delle nazioni unite.
Ritengo che la democrazia partecipativa abbia un valore ben più elevato di quella rappresentativa, e mi chiedo, sempre che la correlazione abbia un senso, come mai un commento così "leggero", non offensivo, che voleva iniziare un dibattito sereno, costruttivo, sia stato cassato.
Io non ho potuto quindi commentare nel suo diario, lei, se vuole, lo può fare in questo quotidiano, grazie e alla prossima, perchè prevedo che ci sarà "una prossima ".
jolaomarianoabis





Autodeterminazione o referendum?
Ti svegli la mattina e leggi i quotidiani e cosa sei costretto a leggere? L'ennesimo tentativo mediatico a forte effetto distruttivo, per l'ennesima volta uno dei tanti "ascari" che cerca di confondere le idee già confuse dei Sardi. 
Non so se questo sia volontario o meno, io propendo e sono dell'idea che se questo attacco arriva da certi personaggi desiderosi di notorietà, già attivisti e raccoglitori di consenso in posizione di rendita, non è casuale.
Certi argomenti cari ai Sardi, tipo il nucleare, le basi militari, trivellazioni, ecc. ecc. vengono utilizzati, non per sensibilizzare le coscienze o per dire allo stato colonizzatore che è arrivato il momento di dire basta, ma come vessillo per creare nei Sardi un disorientamento su un argomento serio e fondamentale che conduce dritti dritti alla libertà. 
Questi personaggi sanno benissimo, perché conoscono la costituzione e le leggi dello stato che gli paga con laute prebende e vitalizzi, che il referendum non può essere usato per decolonizzare la Sardegna dall'italia, questo è un plagio l'italia non lo permetterà mai. 
La nostra terra come dimostrato e assodato dalla storia, è oggetto di un selvaggio sfruttamento, gli interessi coloniali superano gli interessi e il benessere del nostro popolo .
Quest'onda di falsa rivoluzione colpisce e viene utilizzata con grande dabbenaggine (uso questo termine perche gli voglio bene) dai cosiddetti "capi bastone" dell'indipendentismo nazionale. 
Consapevolmente o meno ,sostengono un percorso politico inutile, nato nel 1921 dai reduci della prima guerra mondiale, che capirono l'esigenza della Sardegna e dei Sardi, che volevano liberare la loro terra da chi fino a quel momento la teneva sotto scacco, con false promesse di libertà e veri e propri interventi volti al consolidamento dell'impronta coloniale.
Un percorso che dura da oltre 90 anni, che non ha portato da nessuna parte, ma ansi ha peggiorato semmai le condizioni strutturali, usato dal nemico per creare confusione, canalizzando il sentimento di libertà dei Sardi in uno slogan che tiene le cose ferme e funzionali ai poteri e agli interessi d'oltremare.
Il vero percorso decolonizzante non è di certo il referendum, la liberta non si chiede, la liberta si conquista o la si attua ponendo in essere un percorso giuridico di autodeterminazione, applicando la propria sovranità e il diritto internazionale.
Conquistare la libertà significa scontrarsi con ogni mezzo possibile, lottare anche con l'uso delle armi, quindi un dispendio di energie impari rispetto a chi si deve combattere. 
I mezzi militari in mano al nemico ci renderebbero carne da macello in pochissimo tempo, per farvi un esempio, lo stato italiano per sfrattare una famiglia composta da dieci persone di cui due anziani e due bambini, per un debito inesistente, ha utilizzato oltre trecento uomini, autoveicoli in numero imprecisato, un elicottero e una unità cinofila con i cani al seguito. 
Immaginiamo cosa farebbe per difendere i suoi interessi nella nostra terra, che da migliaia di anni ci appartiene.
Nulla mi sento di escludere, ma il percorso giuridico è per noi sicuramente la strada maestra. 
I vari trattati internazionali sull'autodeterminazione tracciano chiaramente il percorso, persino il diritto interno italiano è favorevole, la loro costituzione all'articolo dieci enuncia<< l'italia riconosce e si conforma al diritto internazionale>>. 
In poche parole , questo significa che il diritto interno italiano è sottomesso al diritto internazionale, cioè il diritto internazionale sull'autodeterminazione dei popoli prevale all'enunciato costituzionale che dice che l'italia e unica e indivisibile.
Ma non basta, questa sottomissione costituzionale e stata ratificata, con la legge n. 881 in vigore dal: 22-12-1977.
Quindi l'italia riconosce il nostro diritto all'autodeterminazione, e di fatto sa che sul nostro territorio è in difetto di giurisdizione, cioè sa che deve con le buone o con le cattive liberare i nostri territori la nostra patria. 
Deve andare via dalla Sardegna!!!
Noi non abbiamo bisogno di ricorrere ad un referendum per sapere che l'italia deve sgomberare. 
I falsi profeti pseudo indipendentisti stanno confondendo e canalizzando i sentimenti di liberta dei Sardi, con lo scopo di confondere le idee per farci perdere tempo, e distoglierci dal vero obbiettivo. 
Solo se applichiamo il diritto internazionale la Sardegna può essere decolonizzata.
L'italia è obbligata ad agevolare questo percorso, non si deve e non si può opporre.
Leggette voi stessi con i vostri occhi quali sono i vostri diritti, di seguito vi riporto uno stralcio delle leggi che sostengono questo percorso giuridico
Legge n. 881 del 1977 l'art. 1. recita:
Il Presidente della Repubblica e' autorizzato a ratificare i seguenti atti internazionali, adottati e aperti alla firma a New York rispettivamente il 16 e il 19 dicembre 1966: 
a) patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali;
b) patto internazionale relativo ai diritti civili e politici;
c) protocollo facoltativo al patto internazionale relativo ai diritti civili e politici.
Art. 2.
Piena ed intera esecuzione e' data agli atti internazionali di cui all'articolo precedente a decorrere dalla loro entrata in vigore in conformità rispettivamente agli articoli 27, 49 e 9 degli atti stessi.
(Patto internazionale-art. 1 )


PATTO INTERNAZIONALE RELATIVO AI DIRITTI ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI 
PREAMBOLO 
Gli Stati parti del presente Patto, 
Considerato che, in conformità ai principi enunciati nello Statuto delle Nazioni Unite, il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo; 
Riconosciuto che questi diritti derivano dalla dignità inerente alla persona umana; 
Riconosciuto che, in conformità alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, l'ideale dell'essere umano libero, che goda della libertà dal timore e dalla miseria, può essere conseguito soltanto se vengono create condizioni le quali permettano ad ognuno di godere dei propri diritti economici, sociali e culturali, nonché dei propri diritti civili e politici; 
Considerato che lo Statuto delle Nazioni Unite impone agli Stati l'obbligo di promuovere il rispetto e l'osservanza universale dei diritti e delle libertà dell'uomo; 
Considerato infine che l'individuo, in quanto ha dei doveri verso gli altri e verso la collettività alla quale appartiene, e' tenuto a sforzarsi di promuovere e di rispettare i diritti riconosciuti nel presente Patto; 
Hanno convenuto quanto segue: 
Articolo 1 
1. Tutti i popoli hanno il diritto di autodeterminazione. In virtù di questo diritto, essi decidono liberamente del loro statuto politico e perseguono liberamente il loro sviluppo economico, sociale e culturale. 
2. Per raggiungere i loro fini, tutti i popoli possono disporre liberamente delle proprie ricchezze e delle proprie risorse naturali, senza pregiudizio degli obblighi derivanti dalla cooperazione economica internazionale, fondata sul principio del mutuo interesse, e dal diritto internazionale. In nessun caso un popolo può essere privato dei propri mezzi di sussistenza. 
3. Gli Stati parti del presente Patto, ivi compresi quelli che sono responsabili dell'amministrazione di territori non autonomi e di territori in amministrazione fiduciaria, debbono promuovere l'attuazione del diritto di autodeterminazione dei popoli e rispettare tale diritto, in conformità alle disposizioni dello Statuto delle Nazioni Unite.


Su Presidente de su MOVIMENTU DE LIBERATZIONI NATZIONALI SARDU 
Pier Paolo Orrù

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