LIBERO PRESIDIO CURATO DA MARIANO ABIS, PER ARGINARE LA DISINFORMAZIONE DI SISTEMA IMPERANTE. La vera disinformazione è quella del sistema. Informazioni/Racconti/Immagini/Video/Articoli, Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.Siti correlati : canale YT Mariano Abis, pagine FB Abis Paintings, Istoria de Fogu e Bentu e Sardinia Novas.
sabato 30 dicembre 2023
ISTEVINI
venerdì 22 dicembre 2023
La conquista del potere, genesi, progetto e sviluppo di una idea pittorica
venerdì 24 novembre 2023
Le previsioni del tempo di mamma TV
lunedì 20 novembre 2023
Un'0pera letteraria che sta distruggendo le menzogne degli archeo-storici di regime
lunedì 6 novembre 2023
Elezioni regionali in Sardegna
domenica 29 ottobre 2023
Shardinyan-Sanctuary
domenica 22 ottobre 2023
fetension, tempo scaduto
smart city
green pass
app immuni
vaccinazioni indiscriminate
mrn nei vaccini
autovelox
storia falsata
la scienza al servizio delle multinazionali
la rhicercha sxhienthifika
le unhivhersithà
archeostorici di sistema nutriti a crocchette statali
sovrintendenze con inutilità al seguito
il popolo eletto
fetension
fetenzie
le democrazie delegative
voto quindi scelgo
le esedre servivano solo per fini religiosi
piramidi in sardegna non ce ne sono
civiltà nuragica
shardana
fenici
non bisogna scavare troppo in fondo
bisogna scavare
io sono laurheato
massi mastodontici scalpellinati e trasportati
utili idioti di sistema
i sardi hanno sempre avuto paura del mare
anticamente non è mai esistita globalizzazione
l'america la ha scoperta colombo
sionismo e semitismo sono sinonimi
i sardi erano isolati
il sardo è lingua neolatina
mostrami le phrovhe
lo dice lashenhza
i monumenti storici sono più importanti delle costruzioni antiche
i popoli antichi erano isolati
aggiungete voi ...
sabato 21 ottobre 2023
Racconto: da ajaiu Serapiu al culmine illusorio della realtà artificiale
Certo mio bisnonno Serapiu, se potesse vedermi, ma non è detto che non mi veda, mai e poi mai avrebbe immaginato che qualcuno dei suoi discendenti avrebbe deviato dalla strada di campagna che lui conosceva bene, strada che immaginava non potesse essere modificata in alcun modo, la strada della ruralità, dell'abbondanza di ossigeno e di respiro, di contemplazione della natura, dell'alzarsi prima dell'alba per soddisfare il bisogno di nutrimento dei suoi animali.
La strada della fatica e del sudore, la strada del sano riposo, la strada che per noiosa stanchezza porta a generare una discendenza numerosa.
Molto tempo è passato da allora, molta pioggia è caduta dal cielo, molte nuvole hanno disegnato nel cielo draghi e volti immaginari.
Purtroppo quelle nuvole non ci sono più, il cielo ha smarrito la sua fantasia, è diventato amorfo e grigiastro, di un grigiume lattigginoso che a volte incute paura.I suoi discendenti non possono esercitare la fantasia guardando il cielo, e per l'inventiva si devono rivolgere altrove.
Disegno da sempre, dipingo dagli anni settanta, da allora ho fatto svariate mostre collettive, alcune personali, ho realizzato inoltre alcune sculture su pietra e legno, e qualche incisione su linoleum.
Non ho mai fatto (anche se il progetto non è del tutto svanito) interventi tipo
performance d'artista, o happening o land art, o similari, ho realizzato in sinergia alcuni murales e pannelli di grandi dimensioni.
Comunico quasi sempre a chi acquista le mie opere che sto vendendo la metà di ciascuna realizzazione, sto vendendo l'espressione concreta di un pensiero, di un concetto, di una intuizione, di una sintesi, capita spesso che il concetto mi emoziona più dell'opera concreta, ma a volte succede anche il contrario.
I miei figli sparsi per il mondo sono tanti, ma al contempo sono sempre con me.
venerdì 20 ottobre 2023
I cosiddetti fenici erano SARDI
https://www.treccani.it/enciclopedia/fenici_%28Dizionario-di-Storia%29/
fenici
Popolazione che in origine occupava le coste asiatiche del Mediterraneo, subito a N dell’attuale Stato di Israele. Era questo l’unico tratto della costa del Vicino Oriente ben dotato di porti, e stretto alle spalle dalle ripide pendici delle catene del Libano e dell’Antilibano. Tali catene montuose si rivelarono decisive per l’importanza di questa civiltà nella storia dell’umanità: da una parte, grazie alla loro rilevante altezza, che supera i 3000 m s.l.m., i monti captano le estenuate perturbazioni oceaniche che proprio sulla costa libanese scaricano la maggior parte della pioggia, rendendo fertilissima la regione (che infatti è la «terra che dà il latte e il miele» dell’Antico Testamento), dall’altra l’ambiente montano piovoso è l’habitat ideale per la più grande conifera del mediterraneo: il cedro del Libano. Fu proprio grazie a questo splendido legname che i f. poterono eccellere più d’ogni altro popolo nella difficile arte della navigazione, dominando a lungo tutte le rotte mediterranee, ma anche esplorando tratti immensi del globo (si pensi per es. ad Annone, che circumnavigò l’Africa nel 5° sec. a.C.). Ma le montagne libanesi, oltre a offrire un ambiente idoneo allo sviluppo di una grande civiltà marinara e mercantile, ebbero anche la funzione di separare, e in un certo senso «proteggere», la popolazione fenicia della costa da quella siriana dell’interno. Da un punto di vista etnico non esiste una distinzione netta tra f. e siriani: l’Antico Testamento designa tutta la popolazione di quest’immensa area con il medesimo etnonimo di cananei. Eppure, a livello artistico e culturale, tale distinzione appare evidente: mentre le popolazioni dell’interno svilupparono un’arte che risentiva fortemente degli influssi mesopotamici e anatolici (in primo luogo ittiti), i popoli fenici conobbero espressioni artistiche fortemente egittizzanti. L’influsso egizio in Fenicia non fu solamente artistico. La grande potenza egiziana ebbe sempre un disperato bisogno dell’unica materia prima della quale il ricchissimo Egitto era privo: il legname, che gli egiziani si procuravano nell’Anatolia meridionale (Cilicia), ma, soprattutto, in Fenicia. Sfruttate intensamente per millenni, le grandi foreste libanesi di cedri sono oramai praticamente scomparse. Esse tuttavia erano in forte pericolo già in età romana: l’imperatore Adriano creò un vero e proprio parco naturale per la protezione di queste piante preziose. Possediamo una grande quantità di iscrizioni che segnavano accuratamente i confini di questo parco, nel quale era rigidamente regolato il taglio delle piante.
LA PORPORA
Il nome di f. è un esoetnonimo: non sembra che essi si siano mai designati con un nome unitario. Il nome f., del resto, è di origine chiaramente greca, da phoinix, alternativamente fatto risalire al colore rosso – riferito al colorito della loro pelle, oppure alla porpora, della quale erano i principali produttori ed esportatori nel bacino mediterraneo – oppure alla palma da datteri, pianta caratteristica delle terre da loro abitate, e spesso ricorrente anche sulle loro monete. Il nome phoinix è estremamente antico, dal momento che è presente già in Omero e identificava il popolo così come la merce più preziosa che era loro associata: la porpora. Si tratta di un prezioso pigmento che veniva estratto da molluschi del genere Murex, che vivevano nel mare prospiciente le coste del Libano e che i f. avevano imparato molto presto a utilizzare su scala industriale per tingere i tessuti. Il mollusco veniva spremuto e mescolato al sale, quindi esposto al sole per tre giorni. Il succo estratto veniva fatto bollire molto lentamente in grandi recipienti di piombo finché il liquido non fosse evaporato per metà. Solo a questo punto vi si potevano immergere i panni che si dovevano colorare. Il risultato erano tinte diverse e brillanti, dal rosa pallido al viola più intenso, a seconda del materiale e del tempo di immersione. Il processo di estrazione di questa sostanza, lungo e complesso, faceva sì che le stoffe trattate con la porpora fossero molto costose e il loro utilizzo venne a lungo associato con l’idea della regalità.
L’ALFABETO
Certamente connessa all’attività mercantile, e in special modo al commercio della porpora, è la precoce utilizzazione da parte dei f. dell’alfabeto. A differenza di quanto avveniva in Egitto – dove la scrittura, precedente quella fenicia, utilizzava il sistema ideografico dei geroglifici –, i f. furono i primi ad adottare un sistema di scrittura alfabetico, composto da un numero limitato di segni, ognuno dei quali serviva a designare un suono. Fu tramite i f. e le loro peregrinazioni commerciali nel Mediterraneo che l’uso della scrittura alfabetica si diffuse in Grecia e in Italia, soprattutto tramite gli etruschi. Tutti gli alfabeti che conosciamo, da quello greco a quello etrusco o a quello latino, sono derivati dall’alfabeto fenicio.
STORIA DELLA MADREPATRIA
Quella fenicia è una civiltà eminentemente urbana: distribuiti in grandi città autonome, rette da re, allineate a poca distanza lungo lo costa o su isole immediatamente prospicienti, i f. non ebbero tuttavia una storia autonoma molto significativa. Le città più importanti erano Arado, Biblo, Tiro, Sidone. Dopo un lungo periodo nel quale la regione costiera era integrata, più o meno saldamente, all’interno del sistema dei grandi imperi che dominavano il Vicino Oriente, in particolare quello ittita, la cesura più importante avvenne attorno al 13° sec. a.C., con l’avvento nell’area dei «popoli del mare». Il conseguente indebolimento di ittiti ed egiziani, che da sempre si contendevano la regione, offrì la possibilità per lo sviluppo di un’era di particolare prosperità nelle città fenicie, in particolare a Sidone e a Tiro. Le fonti scritte diventano significative soprattutto a partire dal 10° sec. a.C., quando è possibile seguire, a grandi linee, gli ondivaghi atteggiamenti dei re di Tiro stretti tra le alleanze con i giudei e con i faraoni. L’atteggiamento prevalentemente filoegiziano, che tanto ha influenzato anche l’arte fenicia, è una comprensibile reazione ai continui tentativi egemonici esercitati dai re assiri, in particolare Assurnasirpal II e Salmanassar III, che ebbero però infine successo nella conquista della regione a partire dall’8° sec. e fino al 6°, quando la politica «fenicia» ottenne la sua più grande vittoria nella battaglia di Karkemish, combattuta a fianco degli egiziani contro il re babilonese Nabucodonosor II (604 a.C.). La vittoria non impedì comunque la conquista da parte della superpotenza mesopotamica, nonostante l’eroica resistenza offerta da Tiro, che non cedette all’assedio di Nabucodonosor per ben dodici anni. I f. accolsero con favore la fine dell’impero babilonese a opera di Ciro il Grande, alla fine del 6° sec. a.C., e fu proprio come satrapia dell’impero achemenide che la Fenicia ebbe per l’ultima volta un ruolo importante nella storia del Vicino Oriente antico: navi fenicie costituirono il nucleo principale della flotta da guerra persiana. Le cose cambiarono decisamente, invece, con la fine dell’impero persiano e la conquista della Fenicia da parte di Alessandro Magno, con il lungo e sanguinoso assedio di Tiro (332 a.C.): da allora la madrepatria fenicia cessò di esercitare qualsiasi ruolo autonomo nel Mediterraneo, fino a essere inclusa nella provincia romana di Syria (costituita nel 64 a.C.).
LE COLONIE E CARTAGINE
Se la Fenicia non ebbe una storia illustre, presto soggiogata politicamente dai più potenti imperi d’Oriente, l’importanza politica ed economica di quella civiltà si trasferì in Occidente: partendo dalle loro città, i f. viaggiarono lungo tutto il Mediterraneo e oltre, nell’oceano, attuando una colossale opera di colonizzazione. Il risultato più illustre ne fu la città di Cartagine, che la tradizione vuole sia stata fondata da esuli di Tiro, subito dopo la conquista della Fenicia da parte degli assiri, nell’814-813 a.C. Questa città, situata proprio al centro del Mediterraneo, non lontano dall’attuale Tunisi, e dotata di un fertilissimo entroterra, divenne in poco tempo tanto ricca e importante da oscurare rapidamente la fama della sua madrepatria Tiro. Non solo, ma Cartagine iniziò molto presto a praticare una propria politica di colonizzazione nel Mediterraneo centrale e occidentale, in particolare nelle vicine Sicilia e Sardegna e nella più lontana Spagna. Fu a causa di questa espansione politica e commerciale che Cartagine venne assai presto in contatto con Roma. I romani chiamavano Poeni i cartaginesi, da cui l’aggettivo punico con il quale sono spesso designati. Non si deve pensare, però, che i punici fossero qualcosa di diverso dai f.: erano solamente una derivazione occidentale di quella civiltà. L’espansione cartaginese in Sardegna non incontrò forti ostacoli da parte di una popolazione indigena abbastanza disinteressata alle ambizioni commerciali dei fenici. Di particolare importanza sono i resti della città punica di Tharros, sulla costa occidentale della Sardegna. In Sicilia, invece, la situazione era molto più complessa e conflittuale: qui Cartagine non dovette scontrarsi solamente con le popolazioni indigene dell’interno, che pure erano presenti, ma iniziò uno scontro plurisecolare con le colonie greche che l’avevano, anche se non di molto, preceduta nell’isola. La Sicilia fu a lungo divisa tra due zone di influenza (eparchie), quella cartaginese a Occidente e quella greca a Oriente. Le città più importanti dell’eparchia cartaginese erano Panormos (Palermo), Drepanon (Trapani), Solunto e Lylibaeum (Marsala), che venne fondata dopo che i f. abbandonarono la vicina isola di Mozia a seguito della distruzione dell’insediamento punico da parte del re di Siracusa Dionisio I il Vecchio nel 397 a.C. La fine del dominio cartaginese sulla Sicilia occidentale coincide con la fine della prima guerra punica (264-241 a.C.), a seguito della quale venne costituita in Sicilia la prima provincia romana. La potenza economica di Cartagine era tale, però, da consentire alla città di riprendersi in fretta da quella terribile sconfitta: a Roma furono necessarie due altre guerre (218-202; 149-146 a.C.) per porre definitivamente termine alla potenza di Cartagine.
domenica 15 ottobre 2023
ANTISIONISTA dalla pianta dei piedi alla radice dei cappelli
In sa Giara > Scatto di Cristina Yates |
venerdì 13 ottobre 2023
Accendete la tv, adesso o quando vi pare
Se invece siete ignoranti in materia di mondialismo, se siete ciechi e sordi a quello che avviene intorno a voi, se non avete mai sentito parlare di condizionamento mediatico, se chi usa il termine piano Dulles vi sembra un marziano, allora leggete e meditate sul fatto che siete i cittadini ideali che ogni sistema desidera.
giovedì 12 ottobre 2023
Giornalismo disonorevole
Andiamo ad analizzare un orribile fatto di cronaca italica.
Un autobus (elettrico) ha divelto le protezioni sulla strada ed è precipitato da una altezza considerevole, ha preso fuoco, ed ha causato molte vittime.
Il disastro che è successo a Mestre pone degli interrogativi a me, ma dovrebbe stimolare ragionamenti anche a voi.
Il post di calzino rovesciato del quale potete vedere lo screenshot è di una chiarezza disarmante.
https://www.facebook.com/calzinorovesciato/posts/pfbid028wSqyEjrjJsaE5GDfVh9dnJotn7d5Gytwh3bp23Ah9BrdP175yPyCcDUC89Bj5MZl?__cft__[0]=AZUk3Q8BwhppPwcuN1sr4M1h6mCRPxygH_x3yJSnDDMW7HNQtKV9HGCIFSxaHztgBKFmeb_p1E7OX3b8i0BHbZx3zLgZV-E1EioqlP4-Im__mQ-u2Yu_IpjCosd38sB4gf5jBPOOoyfnOYPi--BYQrvg&__tn__=%2CO%2CP-R
Usando la logica mi verrebbe da ipotizzare come primo fattore da indagare il fatto che potrebbe essersi trattato di un malore da parte del conducente, così frequente tra i vaccinati degli ultimi anni.
Spero che la magistratura stia dando il giusto risalto a questa ipotesi, quello che vedo è che i giornalisti, specie quelli televisivi che commentano la tragedia e i suoi risvolti cercano altre cause, sembra che l'argomento vaccini sia off limits.
Questo comportamento generalizzato mi fa pensare al fatto che è palese l'esistenza del sistema-pensiero unico-dominante.
E l'esistenza del sistema-pensiero unico-dominante ha una conseguenza nefasta sulla gente, ne implementa l'ignoranza.
Mi verrebbe da scrivere meno male che non sono italiano, ma che il popolo italiano sia il più ignorante d'Europa penso si possa affermare tranquillamente, certo non per colpa sua, io la causa la ho già espressa, sta a voi ora ragionare sul filo della logica.
Professionisti di regime nutriti a crocchette statali
mercoledì 11 ottobre 2023
Popoli e nazioni senza stato, nazioni soggette a colonizzazione, enclavi
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Sardi
Corsi
Palestinesi
Baschi
Catalani
Armeni
Curdi
Abkazi
Ossezi del Nord
Dombass
Tirolo
Scozia
Fiamminghi
Isole Faroer
Gagauzi
Somaliland
Transnistria
Nagorno Karabakh
Cipro del Nord
Polinesia francese
Nuova Caledonia
Wallis
Futuna
Guiana francese
Martinica
St. Barthélemy
Guadalupe
St. Pierre
Isola della Réunion
Gibilterra
Bermuda
Isole Falkland
Isole Vergini britanniche
Sant’Elena
Tristan da Cunha
Gibilterra
Ceuta
Melilla
Saba
St. Eustatius
St. Marteen
Curacao
Bonaire
Niue
Isole Pitcairn
Portorico
Samoa americana
Guam
Isole Vergini americane
Guantanamo
Grisoni Ladini
Occitani
Sòrabi
Valloni
Nazioni che non cercano indipendenza, ma più autonomia
Val d’Aosta
Canarie
Crimea
Frisia
Galizia
Galles
Isola di Man
Lapponia
martedì 10 ottobre 2023
Antiche Civiltà Sarde, tra passato e presente, trilogia
Antiche Civiltà Sarde, tra passato e presente, opera numero 3 |
Erano anni che mi frullava in testa l'idea di realizzare una triade di opere pittoriche che inglobassero simbologie sardiane, sia antiche che attuali, come a suggerire il fatto che le antiche civiltà sarde non sono del tutto estinte nemmeno dopo svariate dominazioni, dominazioni che avevano lo scopo di annichilire i nostri valori ancestrali, ma che per quello specifico scopo secondo me hanno fallito.
In tutte e tre le opere sono presenti alcuni simboli che ritengo significativi: la stele di Nora, il pugnale del comando, il caratteristico elmo con le corna, il classico scudo sardo tondo con le tre spade di riserva, e il nuovo simbolo della nazione sarda.
A completare il tutto non poteva mancare il nuraghe e il pozzo sacro di Santa Cristina, poi la maschera de su componidori, alcune figure del carrasegare, e altri simboli che lascio a voi scoprire e decifrare.
Antiche Civiltà Sarde, tra passato e presente, opera numero 2 |
Infine, come doveroso omaggio alla sardità di genere femminile ho dipinto l'opera N°1 con in primo piano una gherradora, auspicando una inversione alla tendenza che tende a raffigurare il difensore della nostra sardità un guerriero maschio.
Sono convinto che la matriarcalità tipica delle nostre genti otterrà migliori risultanze di quelle che gli uomini sardi hanno finora espresso.
Le antiche civiltà torneranno prepotenti per rinverdire l'orgoglio di sardità che finora era restato assopito, ma non del tutto estinto.
Antiche Civiltà Sarde, tra passato e presente, opera numero 1 |
:Mariano-Abis:
domenica 8 ottobre 2023
Comunicazione verbale associata a internet