giovedì 27 novembre 2014

Carlo Pompei




  di   Carlo Pompei

Questo non è un Paese per gente che scrive quel che pensa.

di Carlo Pompei

carlo pompei giornale
Il giornale per il quale lavoravo (e del quale sono tuttora legale rappresentante) conduceva le medesime battaglie di tutte le pagine antigovernative che popolano facebook e dava lavoro a centinaia di persone.Anti lobbies e multinazionali
Anti Ogm
Anti signoraggio bancario
Anti euro non regolamentato
Anti Europa delle banche
Anti privatizzazioni selvagge
Anti nuovo ordine mondiale
Anti svendita del patrimonio nazionale
Anti delocalizzazionePro nazionalizzazione delle banche
Pro sovranità monetaria
Pro riforme elettorali, pensionistiche, istruzione, sanità.
Pro abolizione tasse inique (Imu, canone Rai, etc)
Pro reddito di cittadinanza non assistenzialista
Pro incentivi alla piccola e media impresaE altre ancora.
Cominciammo queste battaglie, supportati anche da firme prestigiose, già dal 1998, trasformando una testata mensile in quotidiano con i requisiti per la percezione del contributo all’editoria dal dipartimento preposto all’uopo – e non soltanto – dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Quindi, molto prima della diffusione capillare delle notizie su internet e della creazione e diffusione di Facebook. Per non parlare del Movimento 5 Stelle, che non era neanche nei pensieri dei suoi ideatori.Un bel giorno, però, Beppe Grillo e Milena Gabanelli, avendo dormito male, si sono svegliati con l’idea di togliere il contributo all’editoria (forse perché noi volevamo abolire il canone Rai?).
L’uno mandò in scena uno spettacolo nel quale ci definiva “quattro paginette di merda” (nel frattempo eravamo a sedici pagine, ma non è questo il punto, l’informazione non si misura un tanto al kg, secondo tale ipotesi il “mi illumino di immenso” ungarettiano non varrebbe nulla?), l’altra imbastì una puntata di Report che ebbe come unico risultato quello di far chiudere soltanto due giornali: noi e Il Giornale d’Italia, testata poi acquistata a saldo e stralcio da la Destra di Storace, nonostante Teodoro Buontempo (Rip), avesse una regolare busta paga con noi.
Vi risparmio i particolari.
Gli altri giornali, tra decreti ed emendamenti che potete leggere sulla GU, continuano indisturbati a percepire regolarmente tale contributo.
Di che tipo di manovra si è trattato? Togliere le briciole ai piccoli scomodi per lasciare la fetta di pane intera all’informazione asservita? O che cosa?
Ho contattato sia Grillo che la Gabanelli in privato: nessuna risposta.
Ho contattato varie Istituzioni statali e organizzazioni private, nelle prime fanno spallucce, nelle seconde hanno paura.
Nel frattempo io sto ricevendo ingiunzioni di pagamento e multe da ex dipendenti, collaboratori, Agenzia delle Entrate ed Equitalia per inadempienze dovute al mancato pagamento di contributi, tasse, Iva, f24 a vario titolo, Durc, etc.
L’ammontare di tali cartelle esattoriali è di milioni di euro, che ovviamente non potrei pagare neanche vendendomi a pezzi.
Sono subentrato ad una situazione a dir poco disastrosa per cercare di tutelare tutti i lavoratori dell’indotto che alimentavamo, mi ritrovo a dover gestire vertenze inoltrate da quelle persone che ho voluto tutelare.
Se mi coglie un infarto, ora sapete perché.
Ps: il dipartimento Editoria ha sospeso il contributo a fine 2008, ma il giornale è uscito tra mille difficoltà fino al 4 dicembre 2011. Da quel giorno non posso fare altri lavori, non ho diritto a Cigs, mobilità o disoccupazione, ho perso 30mila euro di liquidazione e non ho percepito tutti gli stipendi.
Questo non è un Paese per gente che scrive quel che pensa.
Carlo Pompei


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