domenica 2 ottobre 2016

Costruire un popolo


La nostra predisposizione alla rivolta, penso non si sia completamente assopita, quello che storicamente non sappiamo fare è la rivoluzione, per fare la rivoluzione ci vuole (ahimè ) un popolo.
Lo siamo stati, un popolo, nonostante.
E se lo siamo stati, non vedo il motivo, per cui non dovremmo riacquistare l'orgoglio di esserlo ancora.
Sono a disposizione per discutere con chi, eventualmente, non trovasse questa affermazione veritiera.
Chi mi legge, sa benissimo che do grande importanza agli esseri che popolano questo pianeta, e forse metto colpevolmente in secondo piano i luoghi e gli avvenimenti, ma gli avvenimenti, in genere, sono causati dall'uomo.
Ricordiamo ancora con tristezza la scorsa, omicida alluvione.
Andiamo ad analizzare cosa serve, che non abbiamo, o che abbiamo, per tornare ad essere popolo. Popolo vero.
E, come al solito, la mia antica passione di parlare della gente, dei personaggi, anche stavolta, prende innaturalmente il sopravvento, è un mio limite.
Voglio parlare senza nominarli, di importantissimi personaggi che si stanno impegnando per dare una connotazione unica alla gente di Sardegna, un orgoglio di popolo, importantissimi per una coesione popolare che prenda spunto dalle nostre antichissime origini, un popolo si compatta anche con l'orgoglio di sapere quello che siamo stati, l'importanza immensa e indiscutibile, a dispetto della fasulla storia di regime, che abbiamo avuto in tempi arcaici.
L'azione di un piccolo manipolo di eccellenze, sta sfaldando, disintegrando, polverizzando, la storia e l'archeologia di potere, che vorrebbe annichilire, il nostro orgoglio nazionale, che loro sanno benissimo, a differenza della gente, essere fondamentale per la costruzione di un popolo. 
Conoscono bene la teoria dullas, e la sfruttano spudoratamente, ma li stiamo costringendo ad ammettere che le carte che hanno in mano, possono al massimo reggere uno stentato bluff.
Conoscono alla perfezione la teoria della minorità, vogliono far credere che il colonizzatore, in quanto tale, è migliore del colonizzato, niente di più falso, è solo più furbo e malvagio.
Voglio parlare del progetto su una nuova scuola, per una nuova visione di cosa dovrebbe essere il corretto sviluppo della personalità libera del bimbo e del ragazzo. voglio dirvi che nessuna imposizione e "trasmissione" di dati ed esperienze devono inquinare lo sprigionarsi in libertà della loro personalità. 
Non mi dilungo oltre, ma vi posso assicurare che vi abbiamo lavorando duramente, ci siamo informati, abbiamo meditato intensamente, su questo argomento ritenuto a torto di non basilare importanza.
Ma ci sono cose urgenti da fare, abbiamo detto , costruire un popolo, ma la chiave per dare preminenza a un popolo, non più mai prescindere da implicazioni culturali. 
La Sardegna, pur con territorio immenso, se rapportato alla sua piccola popolazione, ha il limite storico della difficoltà di raggiungere agevolmente località troppo distanti tra loro. Oggi ancor più distanti, per via di una crisi economica che ci invoglia a non riempire completamente il serbatoio del carburante, in quanto la spesa non può essere soddisfatta da portafogli sempre più leggeri. 
Non so esattamente quanto sia numerosa la gente sarda, ma se consideriamo gli emigranti e la loro discendenza, ritengo che ci avviciniamo ai tre milioni di individui che non hanno mai perso la consapevolezza di appartenere indissolubilmente a questa nazione.
Ho parlato di portafogli vuoti, e in fondo questo sarebbe un problema secondario, dal momento che abbiamo tra noi veri esperti di sovranità monetaria, capaci di trovare le migliori soluzioni.
E mi piace ricordare l'impegno di alcune splendide persone, in materia di comunicazione diretta con la gente, mi piace ricordare che un manipolo di eccellenze è impegnato a informare e rendere consapevole la gente, che siamo di fronte ad una grande truffa politica, monetaria e morale, mi piace ricordare l'uso proficuo che fa di un elemento persino troppo assente nelle discussioni della gente, la logica.
Infine vorrei parlare dell'unica speranza di auto determinarci che abbiamo, si tratta di una novità dirompente, si tratta di variare le strategie indipendentiste, e considerare che se si percorrono sempre le stesse strade perdenti, si resta fermi a vuoti concetti, legati a capi bastone storici, che hanno dimostrato di non essere in grado di unire tutto un popolo. Questo lo può fare solo il movimento o fronte di liberazione nazionale sardo, sia nelle figure  originarie, storiche, sia nelle nuove personalità che stanno emergendo in maniera prepotente.
Azione dura come il nostro granito, solida come la concretezza della gente di Sardegna, imponente come i nostri nuraghes, azione anche mentale che si affida e si rifà alla grande spiritualità dei popoli shardana.
Ma un popolo deve poter avere l'orgoglio di poter dire: anche noi abbiamo i nostri eroi, gente che non si tira indietro, che rischia di suo, un popolo deve poter attingere all'esempio concreto che la nostra predisposizione alla rivolta è ancora viva, gente che non disdegna di trascorrere mesi in un presidio, impedire aste giudiziarie e difendere aziende e famiglie sfrattate, gente come i miei splendidi Amici dei Popoli Liberi.
Impariamo da loro, da coloro che ho indicato, ad essere orgogliosi di essere Sardi, impariamo che la nostra antica propensione alla rivolta, si deve trasformare in rivoluzione, solo un popolo integro e cosciente di essere popolo può fare una vera rivoluzione.

























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