Come dovevasi dimostrare.
Abbiamo
voglia ad utilizzare il nostro tempo per informarci e per capire,
quando mettiamo le nostre competenze al servizio degli altri, la
risposta è sempre la stessa: "tu pecchi di umiltà".
C'è il rischio che ad elargire regali non richiesti passi per immodestia.
A
parte il fatto che l'umiltà molto spesso è usata come alibi da chi non
ha il coraggio di lottare per cambiarsi, o peggio di agire per cambiare
il sistema, mi chiedo cosa ci sia di così esaltante ad essere umili.
Tenermi tutto per me e dialogare solo con chi merita la mia attenzione, ed io la sua?
Ho
la pretesa di pensare che dalle mie esternazioni possa sgorgare
qualcosa di buono, coinvolgere qualcuno che allo stato attuale è
ininfluente, no, non è un atteggiamento elitario, il mio, e se lo è, non
vuole esserlo.
Va
bene che ho subito, o più precisamente me la sono fortemente cercata,
una sorta di rivelazione, di dono, di benefica intrusione, dal tempo
dedicato all'auto istruzione e alla cultura non può nascere niente di
negativo, ma lo so io e pochi altri, noi siamo noi, quelli che hanno
accolto con entusiasmo doni fortemente desiderati.
Quello
che noi vediamo, o immaginiamo di vedere come in una visione che non
viene dalla nostra mente, molti altri la stessa situazione la vedono in
maniera televisiva.
Vi
voglio parlare di come è avvenuta questa rivelazione, il termine può
essere variato, si potrebbe parlare di dono, di illuminazione,
l'importate è che io renda l'idea, in modo che sia chiaro il concetto.
Mi
trovavo in Friuli V G per lavoro, venni a sapere che nella cittadina
nella quale risiedevo si tenevano vari corsi universitari, mi iscrissi a
sociologia, enologia, a grafologia e a psicologia.
Mi
appassionai molto al corso di psicologia, tenuto da una splendida donna
di nome Daniela, della quale, non esito a dirlo, mi innamorai per
quello che era, e non per l'evidenza della bellezza e disinvoltura che
dimostrava.
Se oggi mi dovesse leggere, sicuramente queste righe saranno una sorpresa anche per lei.
Mi
appassionai così tanto al suo modo assertivo di comunicare, ancora
adesso ricordo una per una le parole che pronunciava, l'espressione del
viso e il tono di voce che usava.
Parole
espresse con una forza comunicativa che non esito a definire
strabiliante, io che scrivo vorrei avere la metà della sua forza
comunicativa, sfornerei ottime opere letterarie a ripetizione.
I
suoi corsi di respirazione e immaginazione furono per me proficui
all'inverosimile, il seme della mia futura trasformazione lo gettò
proprio lei, la piccola grande e bella Daniela, Daniela di nome e
Assertiva di cognome.
Senz'altro
mi costrinse a esplorare alcuni aspetti del mio pensare, ma si vede che
al tempo non ero ancora pronto per assorbire tutto quello che avrei poi
immagazzinato tutto d'un colpo.
Ciò
si concretizzò qualche anno dopo, rientrai in sardegna in prossimità
delle feste natalizie, fu allora che avvenne quello che potrei definire
dono, risultanza, effetto, rivelazione, in un attimo avevo visto che ero
parte passiva di quell'immenso gregge che chiamano varia e inutile
umanità.
Mi
sono visto sereno e protetto dentro un recinto affollato da miei
simili, bestiame inconsapevole destinato prima all'ingrasso e poi al
macello.
In
un attimo ne fui fuori, sentii una azione fisica concreta al centro
della mente, come se qualcuno bussasse alla porta per poter entrare,
sentii che, anche senza compiere alcuna azione soggettiva, avevo aperto
una porta, o forse la aveva scardinata Lui, avevo improvvisamente
saltato lo steccato, più precisamente lo avevo devastato.
Ecco
perchè sento il bisogno di comunicare, il bisogno di ricevere e
l'esigenza di donare, e se qualcuno pensa che mi piaccia salire in
cattedra per trasferire qualcosa che non mi è costata tempo e fatica, ma
che inconsciamente e faticosamente ho preparato, lo devo avvisare che
non è mio intendimento fare ciò.
Capitava
che seppure avessi programmato di fare altro, magari qualcosa di una
certa importanza, venissi spinto da una forza gentile ma ferma, ad
accendere il computer e scrivere sotto dettatura.
E scrivere in fretta, perchè quello che mi arrivava era più veloce delle dita sulla tastiera.
E'
durato tre anni, non so cosa sia successo, ma quel Qualcuno che mi
trasferiva informazioni e concetti ha deciso che forse potevo camminare
con le mie gambe.
Mi
ha abbandonato in maniera repentina, ma mi ha lasciato centinaia di
concetti ai quali ancora attingo ogni qualvolta mi metto davanti al
computer.
Per molta gente che usa le parole umiltà e modestia a sproposito, direi più realisticamente che si tratta di miseria mentale.
Passo
spesso per una persona poco umile, non posso fare nulla per variare
quella opinione, che non mi pesa, in ogni caso me ne farò una ragione.
E poi, come detto, siamo sicuri che la parola umiltà è sempre positiva?
Non è per caso che sia un alibi per non impegnarsi, per non lottare, per non comunicare in maniera coraggiosa?
Non è per caso che molti non ne conoscano il vero significato?
Io
le do un mio preciso significato, la mia personale interpretazione, le
parole sono immagini, i colori li distribuisce ciascuno di noi a seconda
della sua sensibilità.
Ci
rifletto su, le mie esperienze lavorative, di vita, e di emigrazione,
l'impegno nella redazione di tre quotidiani, di due governi provvisori
dei sardi, che non hanno inciso minimamente sui problemi dei sardi,
l'impegno per far nascere un terzo governo abortito sul nascere, mi
hanno trasferito, (favorite dalla strada spianata dalla bella Daniela, e
da ore e ore faticose impegnato a capire), delle potenzialità
comunicative abbastanza particolari.
Fatevene
una ragione, come io ne faccio una ragione del fatto certo che ho molto
da imparare da individui che hanno percorso strade più lunghe delle
mie, in questo ipotetico percorso verso la luce totale che tutto svela.
Se
mai arriverò alla luce, alla meta finale, dovrò ringraziare molte
splendide persone che hanno creduto in me, lo faccio qui pubblicamente,
loro sanno benissimo che mi riferisco a loro, anche se non faccio nomi.
E
adesso che ho parlato di me, forse in maniera ingenua e inopportuna,
forse in maniera antipatica, certamente in maniera per niente umile,
adesso parlatemi di voi, spiegatemi come mai non vi decidete a trovare
il coraggio di oltrepassare il recinto.
:Mariano-Abis:
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