domenica 25 ottobre 2015

Essere visionalista



Essere visionalista
Cerco di spiegare nel minor numero di parole possibile il mio essere visionalista, o visioneri, come preferite. Ho già scritto varie volte che ho fatto esercizi imposti e autoimposti, per la attenta lettura di una frase, di un testo; ho già scritto che vorrei da parte di chi mi legge, la massima attenzione, la stessa attenzione che io stesso metto nella lettura di testi altrui. Questo a scanso di equivoci, e a scanso di accuse più o meno velate, tipo frasi del genere: ma chi sei tu per dirmi certe cose? 


 
Litigare su questa melma di fb, è la cosa più facile che possa esistere, proprio per il fatto che i fraintendimenti sono all'ordine del minuto secondo.
NON è mia intenzione litigare con chicchessia, anche se a volte, ad una lettura disattenta, può sembrare.  Questo difetto, tra i tanti che ho, penso di non averlo.
Se una frase è scritta in maniera da non fornire aditi a male interpretazioni, questa caratteristica io lo colgo, a differenza di molti altri, che stanno sempre sul chi va la, per prevenire eventuali attacchi personali.
Una frase si può leggere in vari modi, il primo, che spiego adesso, non mi appartiene.
C'è gente, visionalista pure essa, che corre a cercare il nocciolo della questione, e da quel nocciolo trae le proprie conclusioni, che sono generalmente corrette. A loro bastano pochi istanti per individuare la parte topica del discorso. Il mio modo di operare è diverso. E qui dovrei fare un breve preambolo.
La scrittura e le parole pronunciate inizialmente sono la risultanza dei nostri pensieri, e di come il pensiero costruisce l'ambientazione, l'incipit, l'anticamera della frase importante da esprimere.
Tutti, dico tutti, mettono la massima attenzione a che la frase principale sia espressa in maniera assertiva, mentre pongono meno impegno nelle frasi in preparazione alla parte topica del ragionamento. E' proprio in quelle prime frasi costruite in maniera disattenta, che si riesce a individuare le sfumature che solo i visioneris riescono a cogliere.
Come è justo che sia, dei discorsi altrui, metto grande attenzione al concetto finale, quello più importante, ma non trascuro affatto le parole usate inizialmente per costruire la parte terminale del discorso. In questo modo riesco a cogliere, scusate la mancanza di modestia, (la modestia per me è spesso usata come alibi), sia le miserie che albergano in certi cervelli, sia le eccellenze che ne fanno veramente un individuo logicamente pensante. Un eccellente pensatore di concetti eclatanti.
Detto questo, non accusatemi del fatto che mi capita spesso, di tronacare una discussione che ho già capito essere inutile, riesco a cogliere la retorica costruita lontano un miglio, mi interessano i concetti, non le infiorettature che vorrebbero abbellirli.
Se un concetto non ha la forza necessaria, è inutile imbellettarlo, sempre misero resta.
Non ho nè il tempo, nè la voglia di ragionare su miseri concetti.

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