sabato 31 ottobre 2015

Oggi ho incontrato una icona.



Sardara, 31 10 2015

A lezione di concreto e sano, vero indipendentismo.

Cella N° 21, il lungo cammino verso la dignità



Oggi ho incontrato una icona.


Ho letto il libro, desideravo da tempo incontrare l'autore.
E finalmente lo ho incontrato.
Senza alcun tipo di premeditazione, nell'attimo in cui chi mi accompagnava, mi presentava al Professor Bainzu Piliu, nel momento in cui gli stringevo la mano, mi è venuto spontaneo chiedergli se lo potessi abbracciare.





Stavo abbracciando quella che reputo un simbolo del vero indipendentismo sardo, quello che non chiede, quello che non viene a patti col colonizzatore.
Quello che secondo me rappresenta l'idea di sardità, esattamente come la intendo io.
Non parlerò qui della sua esposizione riferita al libro, ci sarà tempo e luogo per fare una mia personale recensione.
Del resto, tra preamboli ed esposizione, sia che si parlasse di limba, o di dignità, o delle innumerevoli peripezie ingiustamente subite dallo stato colonizzatore, il tema era unico, si riassumeva in una sola parola, LIBERTA'.
Non si è parlato d'altro che di libertà.
Quella che è saltata fuori prepotente è la sua cristallina idea di indipendentismo, quello vero, quello convinto, quello che non chiede, quello che non cerca favori personali, quello espresso solo in funzione della nazione sarda, nient'altro, a differenza dell'indipendentismo contemporaneo, che crede di essere più evoluto, ma che risente in maniera troppo smaccata di schegge di italianità.
Con tutti gli annessi e connessi, sapete benissimo di che cosa parlo.
Ho detto a chi mi accompagnava, il Majore de Janna, che avrei voluto scrivere un articolo, parlare di indipendentismo, nella mia mente volevo che fosse uno dei miei migliori, gli ho chiesto: tu cosa scriveresti?
La risposta è stata inaspettata.
Scrivi parole, è stata la sua risposta.
Gli ho chiesto spiegazioni.
Mi ha detto che se ci si raffronta con chi scrive di indipendentismo contemporaneo, per fare bella figura, bastano semplici parole, niente altro che parole.
E allora, ho pensato, i concetti lasciamoli per parlare del grande Bainzu, nel momento in cui mi appresterò a fare la recensione di cella 21, tanta è la differenza di impostazione, di approccio, tra la sua idea di indipendentismo, e quella contemporanea, a tematiche di libertà.
Realizzai una vignetta, raffigurai un bimbo in costume sardo e berrita, che implorava mamma italia di lasciarlo andare.
Implorava mamma italia, di accompagnarlo verso la libertà, sono certo che avete capito il nesso, in questo caso non servono altre parole.
Lo intitolai indipendentismo moderno. 
E allora, se posso scrivere qualsiasi cosa, riferibile all'indipendentismo contemporaneo, con sigle che nascono senza costrutto, influenzate da chiare matrici italiche, senza un reale filo conduttore, allora bastano semplici parole, assemblate alla meno peggio.
Allora, quando si parla di crescite esponenziali di nuovi movimenti, crescite sospette, allora basta scrivere parole, e dar loro tutto al più un senso logico, basta quello.

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