Dal sito liberilibri
Lysander Spooner
I vizi non sono crimini
Traduzione di Cristina Ruffini
Può dirsi vita degna di un uomo quella in cui è lo Stato, cioè un ristretto gruppo di altri uomini, a deciderne ogni minimo dettaglio, e a sindacare su di esso?
Lo Stato, oltreché giudice e sbirro, si fa sempre più anche prete, medico, precettore, balia. Quelli che tirannie confessionali del passato condannavano come "peccati", le democrazie laiche puniscono oggi come "crimini".
In Natural Law viene rappresentato, con un rigore radicale di cui si è persa memoria, il desolante paesaggio della legislazione come frode e come antitesi della giustizia naturale.
Con No Treason, infine, Spooner sviluppa una critica devastante della superstiziosa credenza nella natura vincolante della Costituzione americana, e di ogni Carta costituzionale.
Come può, infatti, una Costituzione, cioè un contratto sottoscritto da una cricca di legulei al soldo dilobbies politico-economiche che hanno usurpato il titolo di rappresentanti del popolo, vincolare anche coloro che non sottoscrissero quell'atto, e addirittura vincolare generazioni future? E come può un contratto firmato da rappresentanti abusivi privare dei loro diritti inalienabili coloro che non hanno mai conferito il mandato?
Questi scritti di Spooner, che per la prima volta vengono presentati in Italia nella loro integralità, costituiscono la quintessenza del pensiero da cui è germogliata la pianta, rigogliosa nel mondo, stentata nel nostro paese, dei movimenti libertari.
Uno dei massimi teorici libertari del Novecento, può considerarsi il padre fondatore del movimento libertario. Maturata la sua formazione giuridica in uno studio legale del Massachussetts, ingaggia varie battaglie contro ogni forma di violazione dei diritti fondamentali dell'individuo da parte del potere governativo. Nel 1844 sfida il monopolio postale, costoso e inefficiente, fondando un servizio privato, l'American Letter Mail Company. Le tariffe pubbliche, grazie a questa sua iniziativa, vengono ridotte, ma le ritorsioni del governo riducono la sua impresa al fallimento.
Fervente abolizionista - oltreché antiproibizionista - denuncia l'incostituzionalità della schiavitù, e si impegna a fondo per la difesa di chi, in violazione del Fugitive Slave Act, avesse dato aiuto a schiavi fuggiaschi.
Per tutta la sua vita svolge un'intensa attività contro lo Stato, denunciando privilegi, abusi, rapine, crimini legalizzati che i detentori del potere "democratico" compiono in nome e col pretesto della "volontà generale".
Alcuni tra gli altri suoi scritti più significativi: The Uncostitutionality of Slavery (1845); Poverty: Its Illegal Causes and Legal Cure (1846); A Defence for Fugitive Slaves (1850); A Plan for the Abolition of Slavery (1858); Prohibition: A Failure (1875); A Letter to Thomas F. Bayard (1882).
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