sabato 16 luglio 2016

Scuola e scacchi.

E' inutile che un insegnante abbia dalle ottime idee e caratteristiche, se è "ingessato" sul comportamento e sui metodi. 

La scuola come la intendo io è un continuo laboratorio, un continuo scoprire, ed esplorare in libertà, ciascun alunno può scegliere il percorso per arrivare alla meta, non deve necessariamente seguire strade obbligate, il suo cervello deve elaborare in continuazione e scegliere di volta in volta strade, che possono non essere quelle scelte dai suoi compagni.
Non posso certo vantare esperienze di docente, anche se ho tenuto molti corsi, essendo istruttore federale di scacchi, e vi assicuro che le implicazioni sia pedagogiche che di logica pura, e certo anche psicologiche, sono rilevanti, complesse e "delicate".
Mi permetto di rifiutare un concetto che probabilmente, anche negli ambienti che avete frequentato, erano la norma, e cioè che conviene per svariati motivi, portare avanti una classe senza tener conto che probabilmente esiste in ogni classe uno o più ragazzi che soffrirebbero a restare al passo degli altri meno bravi di loro.
Vorrei vedere una scuola dove chi ha potenzialità fuori dal comune, fosse messo nelle condizioni di eccellere, altrimenti si crea una generazione piatta, conforme e in fin dei conti simile a quelle che mi sembra affolli il panorama giovanile attuale.
Come per un istruttore di scacchi che abbia a cuore la preparazione di tutta la classe, così deve essere per un insegnante "classico", ma un istruttore di scacchi deve anche cercare di far risaltare eccellenze, così dovrebbe essere per un insegnante, in presenza di "piccoli geni" che altrimenti verrebbero "abbandonati" alle loro capacità di emergere.
Il concetto "democratico" della parità e dell'uguaglianza è deleterio per il progresso, che in questo caso significa appiattimento verso il basso.

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