Giocai il mio primissimo torneo ufficiale nella vecchia sede di piazza martiri, a cagliari.
Avevo forse 20 anni o giù di lì, fu stilato l'elenco del primo confronto, mi furono assegnati i neri, con chi?
Contro Gianlazzaro, stella nascente dello scacchismo italiano, allora diciassettenne e già candidato maestro.
Non capivo il motivo per il quale tutti mi davano le pacche sulle spalle, cercavano di incoraggiarmi, dicendomi di giocare comunque la mia partita, nemmeno fossi la pecorella sacrificale.
Pensai, e che sarà mai?
Alla 22° mossa avevo già abbandonato.
Un giorno, dopo alcuni anni, forse 4 o 5, o forse oiù, lo rincontrai, gli parlai di quella partita, gli dissi scherzando: "tu hai distrutto una carriera sul nascere".
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Chi è digiuno di scacchi, non crederebbe mai a questo fatto, ma vi assicuro che dopo tanti anni, è riuscito a ricostruire quella partita, sicuramente per lui nemmeno tanto significante.
Dopo tutto questo, concludo che gli scacchisti del suo livello, sono dei mostri di genialità, hanno qualcosa che "noi umani" nemmeno immaginiamo.
Fu per un lungo periodo uno dei più forti giocatori cosiddetti italiani, partecipò a più riprese alle olimpiadi scacchistiche, e come tutti i veri vincenti, si ritirò nel pieno della sua dirompente forza scacchistica.
E' stato, e resta, il più forte scacchista che la sardegna abbia mai espresso.
marianoabis
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