giovedì 5 maggio 2016

LA NOSTRA IDEA DI STATO

L'idea di stato, così come comunemente intesa, è quanto mai penalizzante per la gente.
Oggi stato significa sopraffazione del potere sui cittadini, bello sarebbe tornare alle antiche civiltà europee, che si gestivano autonomamente, localmente, secondo i canoni naturali che ciascuno di noi ha insiti in se stesso, concetti rurali, magari non troppo raffinati, ma in simbiosi con la natura e l'ambiente.
Oggi una simile idea sarebbe bella, ma, visto l'asservimento culturale ai paradigmi imposti dalle fetenzie sulla gente, realizzabile con grande fatica, ma non demordiamo.
Per essere certi che sistemi disetici come questi che conosciamo, vadano distrutti, è necessario dimostrare che esistono alternative per renderli obsoleti.



Come quelle civiltà pacifiche siano sparite, è facile immaginarlo, si erano infatti verificate una serie di invasioni di popoli armati, che hanno preso il sopravvento su popolazioni pacifiche ed etiche.
Riteniamo che uno stato non invasivo, che si ponga allo stesso piano dei cittadini, pur soddisfacendo bisogni statali imprescindibili, sia possibile e auspicabile.
Con le assemblee sovrane di contrada è possibile, in altra sede spiegheremo la loro funzione, e la loro operatività.
Ma parliamo della nostra idea di stato.
Esso deve essere al servizio non dei cosiddetti cittadini, ma degli esseri umani, creare le condizioni per un ridimensionamento di ogni tipo di disparità, assicurare ad ogni essere umano, la disponibilità gratuita di mezzi essenziali, primari, inderogabili.
Facciamo degli esempi.
L'acqua è un bene primario, indispensabile, lo stato deve garantire la gratuità di una quantità annuale di acqua per ciascun individuo, congrua per le necessità essenziali, da bere e per l'igiene, le quantità eccedenti saranno tassate.
Se una famiglia, per esempio, possiede una piscina, o usa l'acqua per scopi non essenziali, il surplus di quei consumi va strapagata.
Così dicasi per l'energia elettrica, il vestiario, la casa, l'alimentazione, la cultura, e via discorrendo.
Stabilito ciò, lo stato deve corrispondere in maniera gratuita, a ciascun essere umano, una quantità di moneta che soddisfi altri bisogni, se pure di un grado inferiore di essenzialità.
Definiamolo reddito personale, o che dir si voglia, in questo modo, una volta soddisfatti questi bisogni più o meno essenziali, i cittadini potranno più liberamente pensare a come progredire, e rendere la società razionale e in avanzamento.

Rifiutiamo categoricamente il termine "lavoro", che porta con se strascichi che ne hanno stravolto la iniziale valenza, preferiamo parlare di produzioni, siano esse materiali o immateriali. 
Uno stato con moneta sovrana, non può tassare i cittadini su beni tipo l'istruzione (che noi più correttamente definiamo autoistruzione), la salute, la cultura, il volontariato, lo sport, le arti, la comunicazione, le aggregazioni, e via discorrendo.
Lo stato, pur potendo stampare a costi irrisori, la sua moneta sovrana, ha delle esigenze di difesa, di controllo delle attività umane, animali e ambientali, di rifornimenti, di spese desinate alla popolazione, per le attività su descritte, ed essendo penalizzante a fini valutari, la stampa indiscriminata di moneta, deve obbligatoriamente istituire delle imposte, in tal senso è necessaria una imposta sul valore aggiunto che colpisca soprattutto beni voluttuari.
La giurisprudenza e le decisioni legiferanti devono essere le più snelle possibili, leggi scritte appesantite da postille, rimandi, inutili precisazioni, codici, piani più o meno necessari, imposizioni di gabelle inutili, se non per fare cassa, burocrazia invadente, e così via, non devono esistere.
Come prima abbiamo parlato di autoistruzione, così qui parliamo di autolegiferazione e autogiustizia.
Non accettiamo, perchè favoriscono troppo lo stato a discapito dei cittadini, nessun tipo di albo professionale, che serva a ingessare ogni attività correlata.
Capire, per esempio, le leggi, deve essere alla portata di tutti.

A questo punto parlare di autodemocrazia diventa conseguenziale, la democrazia, se non è partecipativa, vitale, meritocratica, diretta, esercitata dalla gente, riunita in assemblee sovrane, non delegativa, non è democrazia.
Naturalmente è necessario precisare un aspetto fondamentale, chi non ha interesse, voglia, preparazione, disponibilità, competenze, di interessarsi al bene comune, è meglio che non partecipi alle assemblee sovrane di contrada, ogni responsabile di qualunque progetto, sia esso politico, produttivo, culturale, eccetera, deve poter essere scelto per sue capacità intrinseche, in termini meritocratici, per acclamazione, o per sorte.
Fine delle elezioni, che così tanti danni hanno causato, basti dire che gli eletti risultano sempre i peggiori.


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